Casalino intervistato su La Sette mi ha stupito. Di più: mi è piaciuto!

E perché mi è piaciuto il Rocco nazionale?

Cosa ha detto, cosa ha fatto di tanto delizioso, Sua Maestà il Portavoce?

Come è stato possibile che andassi in sollucchero per lo stesso soggetto cui i vecchi fanno schifo, per lo stesso maramaldo che con i down non vuol perder tempo, tanto “non capiscono niente”?

Perché mai sono riuscita ad ammirare il bifolco che, caduto il ponte di Genova, si preoccupava delle proprie vacanze?

Possibile sia riuscito a muovermi ad ammirazione e meraviglia il picchiatello che insulta i giornalisti che gli sono antipatici e che annusa i poveri il cui odore, alle sue delicate narici, pare molto diverso da chi ha un portafogli pesante?

Nulla! Il Rocco nazionale stavolta NON ha fatto nulla, però ha omesso, ma si è trattato di una omissione importantissima, una omissione che vale dodici gay pride e una intera libreria Antigone (1).

E grazie a quelle omissioni, per un attimo sono riuscita a passar sopra alle orride esternazioni che vi ho ricordato, alle piccinerie, alle stravaganze di un uomo più intraprendente che genialoide, più sfrontato che preparato.

Rocco dalla Gruber ha avuto il merito enorme di NON fare tutto ciò che i gay, sotto i riflettori, solitamente fanno e lui, Deo gratias, NO!

Davanti alla plasticatissima che gli chiedeva della sua omosessualità, Rocco NON è salito sul carrozzone del gay pride, NON ha sfilato con quelli de La Mucca Assassina, NON ha glorificato la “gaytudine”, NON ha rivendicato un bel niente.

Rocco ha fatto l’inaspettato: si è quasi rammaricato di esser omosessuale confessando implicitamente quel che tutti sanno e che nessuno osa più dire, e cioè che spesso l’omosessualità non è un dono, ma un problema.

“Esistesse una pillola per diventare etero, la prenderei”… eee BOOM! Rotolano giù dalla scarpata, lo abbia voluto o gli sia sfuggito, decenni di teorie da manicomio, di studi scientifici tarocchi, di psicologia deforme.

“Casalino, ti stimo fratello!”, direbbe Giovanni Vernia a Zelig.

Ti stimo per il coraggio di aver parlato onestamente e, così, di aver fatto emergere ciò che i gay militanti negano con protervia: che l’omosessualità è il risultato di una questione irrisolta e, se sale in zucca ne è rimasto, come tale andrebbe vissuta dalla persona con tendenze omoerotiche. Riconoscere l’omosessualità quale problema, quale anomalia, è il primo passo per affrontarla come patologia.

Rocco non l’ha detto esplicitamente, ma ciò che gli piacerebbe cancellare con una medicina è ovviamente un male, una croce, un dramma.

Ma di più ha fatto Rocco, intenzionalmente o meno.

Davanti a Lilli ha ammesso che quando lei parlava di omosessualità riferendosi alla sua persona, trasaliva, aveva difficoltà a pensare si riferisse davvero a lui.

Bravissimo Rocco! Tu non sei l’omosessuale, tu sei un uomo che ha problemi di omosessualità.

Questo è il motivo per cui non ti riconosci in quel termine esattamente come non ti riconosceresti nel termine elefante o coccodrillo! Sbagli quando credi che la distanza tra te e la parola “omosessuale” sia dovuta al retaggio di una cultura oppressiva. Nessuno è omosessuale. Tutti siamo etero. Alcuni di noi, come te, hanno tendenze omosessuali che vanno riconosciute e curate.

C’è un abisso di differenza!

Spero che Casalino avrà il coraggio di fare il passo successivo: dopo aver riconosciuto un disagio, che capisca che nel disagio non ci si adagia!

So che sarà difficilissimo.

Troppo forti sono le forze avverse, i nemici della verità, coloro che si scateneranno contro un uomo che, come moltissimi, ha intuito che ciò che è contro natura è contro la natura umana.

Molti auguri, Rocco.

Note

1) Libreria specializzata in studi di genere.

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