E’ dal lontano 1980 – quando attraverso la stretta porta del corso 80/B[1], dopo aver superato i vari corsi ambientali qualificativi, sono diventato Incursore Paracadutista del Nono Col Moschin – che sento parlare di Forze Speciali, da chi soldato delle Forze Speciali, ossia Incursore, non era perché aveva ritenuto di non diventarlo, oppure perché non aveva superato il corso.

Ricordo anche che non pochi ufficiali e sottufficiali dei reparti Paracadutisti sostenevano che loro, in fondo, non facevano cose poi così diverse da quelle degli Incursori del Nono, pertanto anche loro potevano considerarsi Forze Speciali.

A furia di insistere, soprattutto grazie a una incrementata operatività specialistica dei Reparti di Elite quali i Paracadutisti, gli Alpini Paracadutisti, i Marò, etc… ma grazie anche alla propensione tutta moderna di appiattire le cose verso il basso, ecco che «todos caballeros», ossia il termine «Forze Speciali» è stato esteso anche ai Paracadutisti, agli Alpini Paracadutisti (adesso chiamati «Rangers») ai Marò del San Marco, etc…

A questo punto, però, è necessario fare un po’ di chiarezza, spiegando cosa sono, adesso, le «Forze Speciali».

Intanto specifichiamo che le Forze Speciali sono chiamate a conseguire obiettivi militari di valenza strategica e non possono quindi permettersi di fallire… si ricorre a loro proprio per incrementare al massimo le possibilità di riuscita di una operazione ritenuta particolarmente importante.

Volendo semplificare, le Forze Speciali sono il «pilum» delle FF.AA. e proprio come il pilum[2] sono strutturate su due «asset» principali:

  • l’asta del pilum, è la struttura vettoriale (aerea e navale) che proietta il ferro del pilum verso la zona d’operazione; in tale struttura è inserita anche la componente PSI-OPS (operazioni psicologiche), che si occupa di «preparare» la zona d’operazione con azioni di condizionamento psicologico;
  • il ferro del pilum (a sua volta suddiviso in gambo e punta) è la struttura offensiva, la quale è costituita da:
    • una componente di Forze d’Elite che assicura l’appoggio tattico all’operazione e costituisce il gambo che spinge la punta all’interno dello scudo dell’avversario;
    • una componente di Incursori che costituisce la punta del ferro, la quale trapassa scudo e corazza, e colpisce l’obiettivo, la carne dell’avversario.

Insomma, la componente truppe d’Elite rende inutilizzabile lo scudo, la componente Incursori, lo attraversa, penetra la corazza e si conficca nella carne.

Proprio come il pilum, solo se il suo ferro perfora lo scudo rendendolo inutilizzabile e la sua punta si conficca nelle carni del nemico, la Forza Speciale ha conseguito il suo obiettivo, ossia :

  • le PSI-OPS hanno lavorato ai fianchi la Zona d’Operazione;
  • il vettore (aereo o navale) ha infiltrato la Forza Speciale;
  • il Reparto d’Elite ha assicurato la tenuta e il controllo della Zona d’Operazione;
  • il Distaccamento Operativo di Incursori ha colpito.

Siffatta realtà operativa determina l’addestramento delle Forze Speciali che risponde a un assunto pragmatico comune a tutte le Forze Speciali del mondo: «train hard, fight easy», ma soprattutto risponde ad un antico adagio latino, altrettanto pragmatico ma più totalizzante: «amat victoria curam».  

In Italia, a costituire la «punta del ferro del pilum», sono 4 Reparti Incursori:

  • per l’Esercito, il IX Reggimento d’Assalto Incursori Paracadutisti «Col Moschin» noto come «il Nono»;
  • per la Marina Militare il Gruppo Operativo Incursori, meglio noto come «il GOI»;
  • per l’Aeronautica il 17° Stormo Incursori, noto come «il RIAM» ;
  • per i Carabinieri il Gruppo Intervento Speciale, noto come «il GIS».

Anche la polizia ha un suo reparto di Incursori, il NOCS, tuttavia non lo pongo tra le Forze Speciali del comparto militare in quanto si tratta di un reparto caratterizzato da un profilo esclusivamente poliziesco, tipo SWAT (Special Weapons and Tactics).

I succitati Reparti dal 2006 hanno operato congiuntamente in Afghanistan, costituendo la leggendaria «Task Force 45».

Personalmente non me ne è mai fregato niente del giudizio dei soldati statunitensi sull’operato di noi italiani, perché ritengo che non abbiamo nulla da imparare dalle loro Special Forces, siano esse Berretti Verdi, Seals o Delta. Durante la 2^ Guerra Mondiale, i nostri Arditi di terra, mare e cielo hanno fatto scuola laddove le FF.AA. americane non avevano un solo reparto di, come si chiamavano allora, «Commandos». Tuttavia mi piace riportare le stringate ma efficaci (proprio per questo da me ritenute sincere) considerazioni del Generale Statunitense Comandante dell’ISAF: «Non voglio rivelare dettagli. Posso solo dire che ho potuto osservare il lavoro e la professionalità di quella squadra (TF-45), credo che gli italiani sarebbero orgogliosi dei loro soldati».

In ambito Forze Speciali riconosco una «supremazia» tecnico-tattica esclusivamente al SAS britannico in seno al quale annovero alcuni miei istruttori che tanto mi hanno insegnato presso la Scuola per Forze Speciali della NATO in Weingarthen (Germania); fra di essi, un componente la Pattuglia «Bravo two-zero», caduto in Iraq nel 1991. Ma il SAS è una Forza Speciale la cui efficacia rileva del pragmatismo della politica britannica, la quale è sufficientemente intelligente da capire che una nazione ha un assoluto  bisogno di una Forza Speciale efficace, per questa ragione ha quindi conferito al SAS un’elevata autonomia operativa. I politici inglesi, a differenza di quel che accade da noi, sono i migliori alleati delle loro Forze Speciali.


[1] Il corso 80/B è il primo corso che l’aspirante Incursore si trova a dover affrontare; particolarmente selettivo sotto il profilo tecnico-tattico e psico-fisico, assicura al Reparto una adeguata selezione del personale. Solo dopo aver superato tale fase l’aspirante Incursore accede ai corsi ambientali (Paracadutismo TCL, HALO-HAHO, immersione, alpinismo, sci, condotta battelli, e altri corsi dal profilo tecnico).

[2] Il pilum era un’arma di attacco in dotazione ai legionari romani. Si trattava di un micidiale giavellotto strutturato apposta per penetrare lo scudo del nemico e colpirne il corpo, consisteva in un’asta di legno sulla quale era inserito un lungo segmento di metallo, che terminava con una punta acuminata.  

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