Sempre più spesso il Centrodestra parla di “Modello Genova” per riferirsi a un qualcosa che ha funzionato bene, come aggregazione di forze, come superamento della burocrazia inutile e come esempio di onestà nella realizzazione di un appalto.

Sembra tutto bello, ma allora perché il nuovo ponte di Genova, finito e stra-finito, non viene ancora inaugurato?

Il tutto succede perché, come anticipato nel titolo, il “Modello Genova” si compone di una parte buona e di una parte meschina, e la parte meschina rovina la parte buona. Un po’ come succede in tutte le cose italiane.

Ma vediamo quali sono le parti buone e quali le parti meschine che ruotano intorno alla ricostruzione di un ponte crollato nell’agosto del 2018.

PARTI BUONE

  1. Si decide di affidare la ricostruzione del ponte al sindaco di Genova, con i poteri di un commissario straordinario, quindi con la possibilità di superare tutte le pastoie burocratiche, essenzialmente volute dal PD, che stanno bloccando centinaia di cantieri in Italia, sprecando anche i finanziamenti della UE. Il sindaco Marco Bucci è espressione di Fratelli d’Italia.
  2. La ricostruzione risponde a un progetto stilistico dell’architetto Renzo Piano, di Genova e vicino al PD. Poi, vengono chiamate a gestire il progetto Fincantieri e Salini. Fincantieri è una partecipata statale che lavora essenzialmente su appalti stranieri, quindi perlomeno attenta ai costi, altrimenti regolarmente sforati da chi lavora in Italia, e abituata a rispettare i tempi di consegna, diversamente non potrebbe lavorare con clienti esteri. Salini è una società di ingegneria impiantistica, leader mondiale del settore; anch’essa lavora quasi esclusivamente su appalti esteri.
  3. Il nuovo ponte viene consegnato senza sforare né i tempi di consegna né i costi. Quasi roba da cinesi.

Allora, con tutta questa bontà, perché non si riesce ad aprire il nuovo ponte? Perché adesso arrivano le parti meschine, e salta fuori il peggio dell’Italia.

PARTI MESCHINE

  1. Il vecchio ponte Morandi faceva parte di una concessione governativa rilasciata dal governo D’Alema-Mattarella ai Benetton, per le Autostrade italiane. La concessione governativa aveva delle clausole blindate fino all’assurdo, tanto che furono secretate perché non venissero divulgate ai media. Dette clausole prevedevano di rendere onerosissima la revoca immediata della concessione, anche di fronte al crollo di un ponte con molte vittime (furono 43). La concessione durava 32 anni e rendeva intorno al miliardo di utili ogni anno.
  2. Anche la Lega e Fratelli d’Italia, oltre ovviamente al PD, balbettano all’idea di togliere la concessione ai Benetton. Si giustificano con “10.000 posti di lavoro in gioco”, come se un nuovo concessionario non potesse essere obbligato ad assumere quelle 10.000 persone in cambio della ricca concessione ricevuta. Che idiozia.
  3. Così, il nuovo ponte viene di fatto attaccato a due spezzoni di autostrada ancora in concessione ad Atlantia-Benetton.
  4. Che fare ora: regalare il ponte ai Benetton come premio per i 43 morti o revocare la concessione rischiando una causa da 20 miliardi? I segnali giudiziari che arrivano dall’Europa, manco a dirlo, sono tutti favorevoli ai Benetton, figurarsi allora quelli dei tribunali italiani. Per di più, senza la pressione di un’opposizione del tutto ignava.

Avevano ragione (dal loro punto di vista) i Benetton a non disdire la loro grigliata vip a Cortina tenutasi il giorno dopo il crollo, con ancora tutti i cadaveri intrappolati tra le macerie. Avevano ancora ragione a non rinunciare alla mega festa per il compleanno di un genero il giorno successivo. E aveva ragione Oliviero Toscani, grande amico dei Benetton, pochissimi mesi fa a dichiarare: Agli italiani non frega niente del crollo di un ponte”.

Alla saga del cinismo, aggiungiamo la solita incapacità del M5S, il quale aveva puntato sull’Anas per sostituire i Benetton. Ma la società, infarcita di boiardi di Stato, si è appena trovata coinvolta nel crollo del ponte sul fiume Magra…

Allora non c’è soluzione?

CI SAREBBE UNA SOLUZIONE, MA E‘ POCO ITALIANA (NEL SENSO DELL’ITALIA DI OGGI)

La soluzione sarebbe quella di revocare la concessione ai Benetton, in attesa che i tempi della giustizia italiana decidano se sono colpevoli di mancate manutenzioni.

Rischiando una causa da 20 miliardi in Italia e preparandosi allo scontro politico contro la magistratura se le clausole del contratto di concessione non venissero riconosciute come vessatorie dai giudici, visto che palesemente lo sono.

Preparandosi allo scontro politico con l’Europa, se anche la Corte di Strasburgo non riconoscesse come vessatoria una  clausola che ti impedisce di sospendere una concessione di fronte a 43 morti!

IL MODELLO GENOVA È LA PROVA GENERALE DEL GRANDE INCIUCIO?

Perché la Lega e Fratelli d’Italia (e tutti coloro che ruotano loro intorno) non protestano contro lo scandalo del ponte di Genova? Perché la manifestazione nazionale di Roma non si è tenuta a Genova: paura di argomenti spinosi?

O forse perché vogliono accreditarsi, voltandosi dall’altra parte, per un governo di larghe intese, tanto agognato da Giorgetti della Lega, e ritenuto possibile da molti osservatori per i prossimi settembre-ottobre?

Volete trasformare il Modello Genova, fatto di bravi e onesti ingegneri, tecnici e maestranze italiane, nel solito schifo da Repubblica delle Banane?

Articolo precedenteLa Romania insegna
Articolo successivoLa crisi Covid e la gabbia europea