È evidente come il cattolico moderno, vivendo nei tempi ultimi, si sia per forza di cose distaccato dal Centro, ossia come abbia perso l’orientamento.

Ancora più evidente risulta come il cattolico di oggi non conosca la religione che dice di professare.

Lo scopo del presente non è quello di spiegare cosa sia la religione cattolica, ma quello di effettuare una breve analisi generale del cattolicesimo contemporaneo, il quale ha, sotto vari aspetti, edulcorato la sua sacralità e la capacità di trasmettere ai propri fedeli il senso pieno della Fede, concentrandosi prevalentemente sulla promozione di una prassi che non ha fatto altro che sminuire o nascondere la dottrina, ossia i contenuti della fede e della morale.

La gerarchia che oggi governa la Chiesa si è concentrata sui temi dettati dall’agenda mondana dei cosiddetti “diritti civili” (contraccezione, divorzio, coppie di fatto, immigrati, LGBT), dimenticando troppo spesso di affrontarli conformemente al magistero morale e a vantaggio della vana ricerca di un compresso con i desideri immorali della mondanità laicista.

Anche per questo motivo la Chiesa cattolica ha subito un progressivo allontanamento dei fedeli, e i pochi che ormai sono rimasti vivono una fede basata su di un vuoto moralismo figlio di un certo adeguamento al “mondo”.

La tradizione cattolica è molto di più, così come i suoi fedeli sono chiamati ad essere qualcosa di molto più grande.

Essa implica una sfida e costituisce un fardello pesante da portare con sé ogni giorno, sottoponendo il fedele non solo alla fatica del sacrificio ma anche alle incomprensioni e alle derisioni in ogni ambito sociale.

Agli occhi dell’uomo moderno – relativista, ateo, materialista – infatti, l’uomo di fede appare folle e dogmatico, un povero illuso che crede in cose astratte e consolanti.

Non c’è una visione tale da comprendere le sfide a cui ogni giorno il cattolico fedele si sottopone: vita alla presenza di Dio, preghiera, azione, sacrificio, controllo e sottomissione delle passioni, continenza e fedeltà coniugale e tanto altro.

A scanso di ogni pregiudizio moralista, quindi, è chiaro che il cattolicesimo fornisce innanzitutto un percorso, in cui inevitabilmente si cammina e, di conseguenza, si può cadere.

Il fine ultimo del cattolico non è il “non peccare”, ma contemplare i peccati che vengono commessi nel Cammino, confessarli e pentirsene per riprendere al meglio la propria lotta che conduce al fine: vincere il proprio disordine e tendere, con l’aiuto di Dio, alla perfezione qui in terra nonché al premio della eterna visione beatifica.

Tale lotta avviene nella propria interiorità, ancor prima che nella dimensione esteriore di ciò che sta fuori di noi.

È ciò che alcuni chiamano “Grande Guerra Santa”, finalizzata a creare una rettitudine interiore che permetta all’anima di perseguire la verticalità dello Spirito, combattendo tutto ciò che ci rende schiavi delle passioni disordinate, ancorandoci alla terra e impedendoci ogni slancio verticale.

Doveroso è anche un breve cenno alla centralità che il simbolismo occupa nella vita del cattolico. Specialmente la Santa Pasqua e il periodo che la precede e la prepara, ossia il tempo di Quaresima.

Questo è un periodo in cui bisogna risorgere interiormente, percorrendo l’esempio di Cristo che morendo ha vinto la morte per vivere in eterno.

Questo sacrificio è servito per redimerci e indicarci la Via da percorrere per entrare nel Regno, dando un senso anche a questo mondo materiale e temporalmente definito: conoscere Dio, amarlo e servirlo, utilizzando tutto ciò che in questa vita terrena è a nostra disposizione per realizzare tale scopo.

Come si può ben capire, tutto questo implica una lotta e una fuga dalla propria comfort zone, e il tempo di Quaresima è finalizzato a far morire se stessi (ossia noi condizionati dalle passioni disordinate) e risorgere in un Uomo Nuovo. Proprio per compiere questo cammino risultano utili alcune rinunce (come l’astensione dalle carni il venerdì o altre forme di rinuncia capaci di mortificare i sensi), che non sono dei moderni fioretti, ma qualcosa di più grande, spesso legato alla simbologia sacra: l’astensione dalle carni, ad esempio, rende gloria a Cristo per aver sacrificato la propria carne per noi tutti.

Ovviamente tutto questo non è comprensibile a chi si lascia guidare solo dai propri impulsi, a chi crede di essere una scimmia un po’ evoluta e a chi crede che tutto l’universo sia nato dal nulla.

Non è comprensibile a chi non può e non vuole credere in una cosa così “astratta”, mentre si lascia dominare da ogni ideologia e idea balzana che compare in ogni tempo.

“Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi”.