Il “Dottore comune” di Dio segue il buon senso dato da Dio

Commento del 3 settembre 2022 di Mons. Richard Williamson (Tratto dal sito “The Saint Marcel Initiative”)

Ciò che questi “Commenti” hanno fortemente suggerito la scorsa settimana, è che nel giudicare e stabilire cosa sia la realtà, il buon senso è di gran lunga superiore ai cosiddetti scienziati e intellettuali.
Per quanto riguarda gli “scienziati”, la quasi totalità di loro ha una mentalità materialista e la loro visione della realtà è confinata alle sole cose materiali. Di cose spirituali o “invisibili”, come dice il Credo Niceno, l’insieme della loro materia grigia non ha sentore. Ciò li rende poveri giudici della realtà nella sua parte più alta.
Quanto agli “intellettuali”, la quasi totalità di loro è consapevolmente o al meno peggio inconsapevolmente prigioniera delle categorie di Kant (1724–1804), re virtuale dei dipartimenti di filosofia delle moderne “università” che si impegnano a disprezzare il buon senso. Questo perché il nostro buon senso può essere definito come la nostra comprensione naturale, data da Dio, della realtà che ci circonda dalla nascita alla morte, fino a quando specialmente dal tardo XVIII secolo l’uomo ha fatto la guerra a Dio e alla natura.

Ecco perché oggi il buon senso viene costantemente spazzato via dalle menti degli uomini dai loro presunti leader, così che, ad esempio, gli uomini devono essere donne e le donne devono essere virili e i bambini devono cambiare sesso.

Ma come può l’uomo comune dotato ancora di buon senso, resistere all’indottrinamento e al lavaggio del cervello da parte dei “filosofi”? É come se una squadra di calciatori dilettanti dovesse sconfiggere una squadra di professionisti. Normalmente, come i professionisti di qualsiasi sport sconfiggeranno facilmente i dilettanti, così gli uomini comuni seguiranno i loro leader, e chi tra di loro nella società odierna proverà ancora ad utilizzare il buon senso si convincerà facilmente di aver torto.
Tuttavia, Aristotele (384 – 322 a.C.), un vero grande filosofo la cui verace analisi della realtà è tutt’oggi ancora largamente valida, una volta disse dei suoi colleghi: “Non c’è stupidità che qualche filosofo non abbia già divulgato”. Quindi, quando si tratta dei princìpi filosofici della vita, i professionisti non sempre hanno ragione.

Distinguiamo due significati del termine “filosofia”. Può significare l’attività intellettuale di uomini che pensano, studiano, leggono e scrivono libri spesso nelle università, cioè i filosofi di professione. Oppure la filosofia di un uomo può significare i principi in base ai quali, consciamente o inconsciamente, egli vive, e poiché nessun uomo può vivere senza avere alcuni di tali principi per vivere, allora in questo secondo senso una qualche filosofia appartiene a ogni uomo vivente, dilettante o professionista.

Ora questi due significati non sono gli stessi. Col primo , se un filosofo sta scrivendo un libro, può farlo per una varietà di altri motivi oltre all’analisi della realtà. Può scrivere filosofia per guadagnarsi da vivere, o per fare soldi, o per farsi un nome, e così via. E in tal caso può credere o meno in ciò che sta scrivendo, può scrivere ciò che sa essere una sciocchezza, molto lontano da ciò che sa essere reale. In ogni caso vuole che le persone lo prendano sul serio, quindi deve almeno far loro pensare che stia scrivendo ciò che crede essere reale. Quindi potrei non sapere se egli sia sincero o meno.

E allora, se voglio sapere cosa pensa veramente il filosofo professionista, mi rivolgerò al secondo significato della parola, e invece di ascoltare ciò che egli dice, o semplicemente leggere ciò che egli scrive, guarderò a come egli vive, perché così è obbligato a dirmi cosa pensa veramente.
Ecco ovviamente perché l’esempio personale è molto più eloquente e persuasivo delle semplici parole. Se Monsignor Lefebvre ha fatto tanti bravi sacerdoti, è stato soprattutto con il suo  esempio. Quindi, se voglio sapere ciò che un determinato filosofo pensa davvero della realtà, osserverò le sue azioni piuttosto che ascoltare le sue parole.

Arriviamo infine a quei “filosofi” che insegnano, seguendo Kant, che la mente umana non può sapere cosa c’è dietro le apparenze delle cose. Come si comportano? Vivono come se non sapessero cos’è l’acqua per lavarsi o il caffè da bere? Ovviamente no. Come avrebbe potuto Kant andare ogni mattina all’Università di Koenigsberg se non avesse conosciuto la differenza tra una porta e un muro, tra le scale e una sedia? Non avrebbe mai potuto vivere se avesse preso sul serio le proprie stupidità. L’enorme vantaggio di San Tommaso d’Aquino è che il suo sistema corrisponde al buon senso. Il “Dottore comune” di Dio segue il buon senso dato da Dio.

Kyrie eleison

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