San Vincenzo Lerino

Proponiamo, riprendendolo dal sito “Il cammino dei tre sentieri”, un interessante articolo del Prof. Corrado Gnerre dello scorso 22 luglio, nel quale si indicano, secondo l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino, i limiti della virtù di obbedienza. 

Un tema tanto importante quanto delicato quello dell’obbedienza, sul quale gli eretici modernisti, che da decenni occupano gran parte dei posti di comando della Chiesa romana, fanno leva per obbligare molti cattolici ad accettare le balorde novità postconciliari partorite a seguito del Concilio Vaticano II (1962-1965). 

Occorre precisare che il rifiuto da parte dei fedeli cattolici delle novità imposte dall’autorità, non può in alcun modo fondarsi su considerazioni soggettive svincolate dalla dottrina e dal depositum fidei custodito e trasmesso dal magistero certo e infallibile di Santa Romana Chiesa, e come a tal fine sia necessario dotarsi di una retta formazione e di affidabili punti di riferimento tra quegli uomini di Chiesa fedeli al magistero di sempre (tutto ciò che non è inquinato dagli errori e dalle ambiguità vaticanosecondisti). 

Nel dubbio, la regola da osservare è questa: “Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti. (…) Come, dunque, dovrà comportarsi un cristiano cattolico se qualche piccola frazione della Chiesa si stacca dalla comunione con la fede universale? Dovrà senz’altro anteporre a un membro marcio e pestifero la sanità del corpo intero. Se, però, si tratta di una novità eretica che non è limitata a un piccolo gruppo, ma tenta di contagiare e contaminare la Chiesa intera? In tal caso, il cristiano dovrà darsi da fare per aderire all’antichità, la quale non può evidentemente essere alterata da nessuna nuova menzogna. E se nella stessa antichità si scopre che un errore è stato condiviso da più persone o addirittura da una città o da una provincia intera? In questo caso avrà la massima cura di preferire alla temerità e all’ignoranza di quelli, i decreti, se ve ne sono, di un antico concilio universale.  E se sorge una nuova opinione, per la quale nulla si trovi di già definito?  Allora egli ricercherà e confronterà le opinioni dei nostri maggiori, di quelli soltanto però che, pur appartenendo a tempi e luoghi diversi, rimasero sempre nella comunione e nella fede dell’unica Chiesa Cattolica e ne divennero maestri approvati. Tutto ciò che troverà che non da uno o due soltanto, ma da tutti insieme, in pieno accordo, è stato ritenuto, scritto, insegnato apertamente, frequentemente e costantemente, sappia che anch’egli lo può credere senza alcuna esitazione” (Commonitorium o Canone di San Vincenzo da Lerino – V secolo).

Di seguito l’articolo del Prof. Gnerre

Si deve sempre ubbidire ai propri superiori? Domandiamolo a san Tommaso … 

L’obbedienza è una grande (anzi: grandissima) virtù. Ma bisogna stare attenti a non cadere nell’eccesso di metterla al di sopra della Verità, della Giustizia e della virtù della Religione, che è il dover dare a Dio ciò che gli è dovuto.

Pertanto chiediamoci: i sudditi sono tenuti ad ubbidire in tutto ai loro superiori? San Tommaso d’Aquino risponde negativamente.

I motivi per cui non si è tenuti ad ubbidire in tutto sono due:

Il primo: l’eventuale comando di un’autorità più grande, per esempio Dio.

Il secondo: l’eventualità che il superiore comandi all’inferiore delle cose illecite.

Si possono distinguere tre tipi di obbedienza:

Sufficiente per salvarsi: obbedire nelle cose d’obbligo.

Perfetta: obbedire in tutte le cose lecite.

Disordinata: obbedire nelle cose illecite.

Dunque, l’obbedienza non è cieca e incondizionata, ma ha dei limiti.

In caso di peccato, non solo mortale, ma anche veniale, non solo si ha il diritto, ma anche il dovere di disubbidire.

Si è tenuti a disobbedire anche quando fosse comandato qualcosa di nocivo alla vita spirituale.

Come si fa a sapere che ciò che viene comandato è illecito?

Lo fa capire una coscienza che sia però “retta”. Va tenuto presente che la coscienza retta non crea la norma, ma si sottomette alla legge morale, fondata su quella divina.

Dio obbliga di santificarci e quando la legge dovesse mettere a repentaglio la nostra santificazione, abbiamo il diritto e il dovere di opporci ad essa.

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