DiscorsoOrban

ORBAN DESCRIVE L’AGGRESSIONE DEL NUOVO ORDINE MONDIALE E VALUTA LE FORZE IN CAMPO. MA LORO SONO MOLTO PIU’ FORTI DI QUELLO CHE LUI IMMAGINA

Offre numerosi spunti di commento il discorso tenuto da Viktor Orban davanti agli studenti del Summer Free University and Student Camp, in Ungheria.

Orban divide in due parti il mondo, da una parte l’India, la Cina, il “mondo ortodosso” e l’Islam e dall’altra parte l’Occidente.

Poi, aggiunge che tutti hanno adottato sia la tecnologia che il sistema finanziario dell’Occidente, ma l’altra parte del mondo non ne ha adottato i valori. E ovviamente, Orban si riferisce agli attuali valori dell’Occidente, ovvero quelli del Gender e del Pensiero Unico, Cancel Culture inclusa, imposti dal Nuovo Ordine Mondiale.

La reazione a questo smarcamento da quei nuovi valori, sempre seguendo il discorso di Orban, è stata un’aggressione mediatica ed economica da parte dell’Occidente con la generazione di tre emergenze in Paesi come l’Ungheria: l’emergenza demografica, quella dell’invasione da parte di popoli stranieri e le imposizioni sulle tematiche di tipo gender.

Fino a questo punto, niente da obiettare sull’analisi di Orban, anzi: si tratta dello scenario esistente e delle azioni in corso visibili a chiunque. Acuta la sua constatazione che il vero Occidente “storico”, vale a dire la Civiltà Europea e Cristiana, si è di fatto attestata a difesa nell’Europa centrale e orientale mentre paradossalmente, l’Europa occidentale per effetto dell’invasione extraeuropea sta divenendo qualcosa di diverso, misto e sradicato e presto non sarà più “occidentale”. 

Diverso deve essere il giudizio sulla parte economica e tecnologica presentata da Orban.

Orban infatti vede una grave condizione per l’Occidente in relazione al controllo delle fonti di energia e delle materie prime e presenta giustamente tre esempi illuminanti.

Il primo esempio riguarda il petrolio controllato al 90% dall’Occidente all’inizio del ‘900, per poi passare a un controllo del 75% negli anni ’50, fino a un controllo odierno del 35%, dei quali il 25% in mani statunitensi.

Il secondo esempio guarda al flusso di materie prime dall’Africa, oggi diretto al 50% verso la Cina.

Il terzo esempio riguarda il progetto della UE di ridurre i consumi di gas del 15% a seguito della guerra in Ucraina.

Da ciò Orban ne deduce il manifestarsi di una importante debolezza dell’Occidente, già nell’immediato a causa delle sanzioni con la Russia e comunque da prevedere anche in prospettiva futura.

Nella sua analisi Orban si riferisce quasi esclusivamente alla situazione tedesca ma non si esprime su quella francese, ad esempio, e questo dimostra la prima crepa nel suo ragionamento.

Infatti la Francia non prevede nessun problema energetico né per quanto concerne la crisi ucraina né per il futuro, semplicemente perché la Francia è autonoma dal punto di vista energetico in virtù delle centrali nucleari da essa costruite. Anzi, come si sa, vende energia all’Italia.

Si deve rafforzare questa diversa logica prendendo in esame le nuove tecnologie sviluppate in Occidente e forse il settore automotive è quello maggiormente esemplificativo.

Pochi si domandano perché i colossi automobilistici abbiano puntato sulla vettura elettrica e per rispondere, si deve partire dalla considerazione che quei colossi posseggono dei centri di studio, sia sulle tecnologie sia sulle strategie mondiali, di gran lunga superiori a quelli degli Stati che li ospitano.

La Mercedes, la Toyota o la General Motors, hanno dei centri di ricerca con decine di migliaia di tecnici e scienziati, e tutte le nuove tecnologie, da quelle sperimentali a quelle già sperimentate ma non ancora industrializzate, sono in loro possesso.

Se si accede a qualche motore di ricerca, si potrà constatare che i motori a idrogeno sono in fase di sperimentazione presso la polizia svizzera sulle loro moto e in uso presso le ferrovie tedesche per muovere le locomotive della Sassonia.

In un quadro dove sia le vetture a idrogeno che quelle elettriche hanno le stesse caratteristiche come riduzione dell’inquinamento, la prima domanda che tutti si dovrebbero porre è: “Perché allora l’automotive ha puntato sull’auto elettrica? Da dove arriverà tutta l’energia elettrica necessaria?”

È noto che la Mercedes ha in studio da decenni un progetto per sfruttare l’energia solare del Sahara, ma ancora non è stata scoperta la tecnologia per trasportarla in Europa (il sogno dello scienziato Tesla) e allora, nell’attesa, l’energia per le auto arriverà dal nucleare.

Per inciso, l’Italia ha già speso (sprecato?) 240 miliardi nelle energie alternative ma con la stessa cifra, si potrebbero costruire 16 centrali nucleari di ultima generazione sufficienti a tutto il fabbisogno energetico dell’Italia!

Ci vorrebbero 4/5 anni, un Politecnico come quello di Torino dove già risiede tutta la tecnologia necessaria e non dovremmo più comprare l’energia elettrica dalla Francia.

In conclusione, si può dire che le aggressioni del Pensiero Unico denunciate da Orban sono quelle effettive, ma la montagna da scalare per sottrarsi al ricatto economico del Nuovo Ordine Mondiale è ben più alta rispetto a come l’immagina lui.

La sua analisi complessiva testimonia sia del ruolo centrale di avanguardia dell’Ungheria di oggi sul piano internazionale sia della necessità che al suo interno, continui a esistere alla destra dello stesso Orban, una vivace opposizione nazionalista, costruttiva e responsabile 

Carlo Maria Persano

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