Qualcuno si ricorda della lettera che il Centurione Marcus Flavinius ha indirizzato ad un amico, lamentando il clima anarchico instauratosi nell’Urbe mentre i legionari in terra straniera combattevano con onore difendendo con la vita le Aquile, e che si concludeva: «… ti prego, rassicurami, dimmi che i nostri concittadini ci comprendono, ci sostengono, ci proteggono come noi stessi proteggiamo la grandezza dell’Impero. Se dovesse essere altrimenti, se noi dovessimo lasciare invano le nostre ossa sulle piste del deserto, allora temete la collera delle Legioni?»

Ebbene, Macron e i partiti che lo sostengono farebbero bene a rispolverarla quella lettera che costituisce l’incipit di un testo di Larteguy intitolato “Les pretoriens” in cui racconta di un gruppo di ufficiali dei Parà francesi che si opponeva alla politica di De Gaulle, il quale voleva abbandonare a se stessa l’Algeria, allora dipartimento francese.

Farebbero bene a rispolverarla quella lettera, dicevo, perché la Forza Armata francese, quella che viene definita come “la grande muette” ossia “la grande muta” – in ossequio all’etica del “tasi e tira” dell’alpino, ma anche del “usi obbedir tacendo” del carabiniere – ebbene, quella silenziosa istituzione armata e più di tutte legata alla tradizione, ha parlato. E ha parlato in maniera concisa, precisa con un “j’accuse” inequivocabile.

Ha parlato prima con una lettera aperta, scritta e controfirmata da Ufficiali Superiori e Ufficiali Generali in pensione e poi con un’altra lettera, in forma anonima, vergata da ufficiali e sottufficiali in servizio che avallavano le tesi della prima.

Entrambe le lettere denunciano sostanzialmente lo scarso attaccamento e rispetto della politica nei confronti delle gloriose tradizioni dell’“Etat”, lo Stato Francese… mica cispole!

Reato: tradimento (o quasi).

Imputato: la politica governativa (tutta).

Per ora, i militari hanno espresso il proprio malcontento limitandosi a due lettere che sono una puntuale analisi di una situazione con la quale, senza giri di parole, hanno rese note le loro preoccupazioni per la deriva degenerativa impressa alle “gloriose tradizioni della Nazione”, rammentando che il loro giuramento li impegna nella loro difesa.

Ma, la Polizia, che “muta” non è, ed è forse meno disciplinata della Forza Armata (e che ha a che fare diuturnamente con le piazze dominate da chi delle patrie tradizioni fa strame) in piazza a protestare ci è andata, proprio a Parigi, con ben 35mila tra agenti, sindaci e funzionari del ministero dell’Interno, i quali hanno espresso il loro malcontento per una situazione che i loro rappresentanti hanno tratteggiato elencandone i guasti con un resoconto quasi ragionieristico (e che scopro essere più o meno corrispondente al resoconto che si potrebbe fare per i nostri guasti):

  • minorenni che non disdegnano di innescare escalation di violenze;
  • immigrazione fuori controllo, che si è saldata con le istanze dell’islamismo militante che soffia sul fuoco della rivolta e con il narcotraffico;
  • sostanziale impunità per i succitati fenomeni alla quale corrisponde un insopportabile incremento di “occhiutaggine” dello Stato nei confronti del cittadino che infrange la legge con reati minori;
  • sostanziale impotenza da parte delle Forze dell’Ordine a fronteggiare tale deriva, sia perché la situazione è ormai quasi fuori controllo, sia per mancanza di adeguati strumenti giuridici che cautelino l’agente di polizia nel suo operato.

Quello che salta all’occhio di questa manifestazione di uomini e donne delle forze dell’ordine è che non richiedevano più fondi, ma denunciavano una oggettiva situazione di deterioramento dell’ordine pubblico, ormai fuori controllo, e richiedevano maggiori tutele da parte di quello Stato che sembra invece orientato a tutelare più i creatori di disordini e i criminali che i tutori dell’ordine e gli onesti cittadini.

In sostanza, quei poliziotti hanno messo in guardia la politica evidenziando che il rischio di una guerra civile non è poi tanto peregrino e che loro, i tutori dell’ordine, si sentono impotenti.

Personalmente, quello che mi ha colpito delle lettere dei militari e della manifestazione di protesta dei poliziotti francesi è una realtà che si legge tra le righe e che mi ha evidenziato un amico francese: “les nouveaux arrivés avec leurs arrogance, ont fini par déchirer le pacte entre la societé et les citoyens… les français de bien n’en peuvent plus”. Tradotto in italiano, stante l’identica situazione di degrado: “I nuovi arrivati, con la loro arroganza sono riusciti a stracciare il patto tra società e cittadini… gli italiani per bene non ne possono più”. A buon intenditor poche parole.

Di fronte a un simile “grido di dolore”, il politico che rimane indifferente o è affetto da cretinismo oppure è un traditore: tertium non datur.

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