Samurai FedeZAN va alla guerra!

Grande armatura di assorbente sporco e goccia di sangue nelle calzature ispirate al padrone che per ora lo ha sedotto e vinto.

Katana di bestemmie, ancora a lode e gloria del suo signore, il sempre perdente SaTAN.

E nella bestemmia l’ignoranza crassa di chi, sproloquiando sull’unico concepimento senza uomo, lo confonde con l’Immacolata Concezione.

Samurai FedeZAN inneggia all’omosessualità, quell’“ossequio eccessivo al proprio sesso”, che appena ieri dileggiava.

Brillano le unghie smaltate, brilla al collo il Topolino crocifisso e, all’inguine, nulla di cui si può far parola.

Il capo d’armata di samurai FedeZAN non c’è, ma è presente: gli indica uno scapicollo sussurrandogli che è una strada!

E FedeZAN cammina, anzi, corre… testardo.

Festeggia, povero samurai d’accatto, il lavoro che non ha mai sudato.

FedeZAN veste Nike e puttaneggia con Amazon, e così piange i lavoratori che sfrutta.

Non ha contegno samurai FedeZAN che vuole in soccorso, per una sberla un po’ più che vivace, gli uomini in divisa che chiama cani.

E lui è una biscia di scarabocchi colorati, è un pozzo di soldi che sempre ne sputa e ne sputa, senza fatiche, senza genio, senza dolore.

E in quel pozzo ha buttato suo figlio a cui, oltre al battesimo, nega l’intimità dell’infanzia, tempo segreto di madri e di giochi.

S’accorda perfettamente con il mondo ed è per questo che samurai FedeZAN va alla guerra… e l’ha già persa!

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