Prendiamone atto, siamo sudditi di uno Stato che si autoproclama democratico ma che di fatto ha le stesse caratteristiche dello Stato tiranno (e per di più incapace di governare).

Lo testimonia l’esosità del fisco, a fronte di servizi inefficienti.

Lo testimonia il rapporto di sospetto che lo Stato coltiva nei confronti del cittadino, proprio come se fosse un suddito (altro che «in dubio pro reo»).

Lo testimonia una Costituzione che i costituzionalisti de noantri definiscono “la più bella del mondo”, ma che si apre con un articolo che più ideologico non si può: «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro» (da cui si deduce che chi vive di rendita è automaticamente escluso), e che è un elenco di principi che permettono a chiunque di scavalcarla, perché consente a qualsiasi costituzionalista di dire la sua (i DPCM che da un anno a questa parte vengono sfornati a manetta stanno a dimostrare questa deriva).

Lo testimonia una magistratura che deborda dal suo ambito, incapace di assicurare che la legge sia uguale per tutti e dove giudici e magistrati godono di privilegi per cui «io so’ io e voi nun siete un cazzo».

Lo testimonia un potere legislativo confuso, dove l’ideologia comunista, ora adattata alla finanza, la fa da padrona favorendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. 

Lo testimonia l’esosità del costo dell’apparato politico che surclassa ogni altra nazione civile, una repubblica con un apparato presidenziale a dir poco esoso.

Lo testimonia la farraginosa Pubblica Amministrazione, che opprime il cittadino con ritardi e inadempienze.

La pandemia sembra giunta a fagiolo per evidenziare quanto a questo Stato sia impedito di funzionare per l’imperizia, la negligenza, l’imprudenza, l’impudenza e anche malafede di chi, ai vari livelli, politici e funzionariali, lo rappresenta.

Dopo un anno di emergenza sanitaria siamo punto e a capo per una ragione molto semplice ed evidente: i provvedimenti adottati sono stati tardivi ed inadeguati.

Vogliamo parlare di mascherine sì e mascherine no, e poi mascherine farlocche e strapagate acquisite da fornitori quanto meno dubbi con procedure opache?

Vogliamo parlare dell’assenza di un protocollo aggiornato per fronteggiare le pandemie, che si è provveduto ad aggiornare all’ultimo momento, cambiandogli solo la data che risaliva al 2006?

Vogliamo parlare della didattica a distanza per evitare il contagio nelle scuole, quando buon senso vuole che non è nelle aule scolastiche che si sviluppa il contagio, ma sui mezzi pubblici sovraffollati che continuano ad essere tali perché insufficienti?

Vogliamo parlare del caos vaccini? Dei contratti di appalto per l’assunzione del personale sanitario partiti in ritardo?

L’attuale crisi sanitaria derivante dal Covid-19, la prima emergenza dal dopoguerra, ha evidenziato l’inadeguatezza non solo dei nostri responsabili politici e amministrativi ma anche delle strutture pubbliche e dei loro responsabili. Le peggiori testoline dell’apparato hanno dato la peggior prova di sé, basti pensare:

  • al CTS, che ha detto e fatto fare tutto e il contrario di tutto e che dopo un anno non ha nient’altro da suggerire che un provvedimento come il lockdown;
  • all’INPS di Tridico, che non ha saputo gestire sostegni/ristori e casse integrazione facendo sprofondare nella disperazione molti piccoli imprenditori;
  • al commissario all’emergenza, Arcuri, il quale, con la peggiore delle gestioni per inconcludenza, sperperi e opacità, ha sancito mondialmente come non si gestisce una struttura (qualsiasi essa sia, anche una drogheria di quartiere);
  • a un ministro, quello dei trasporti, la De Micheli, che nulla ha fatto per ovviare al sovraffollamento dei mezzi pubblici, principale fonte di contagio, salvo chiosare che, anche se i trasporti scolastici sono sovraffollati, gli alunni possono considerarsi alla stregua di parenti ed è sufficiente aprire i finestrini;
  • a un ministro, quello della sanità, Speranza, che non si era accorto dell’assenza di protocolli atti a fronteggiare le emergenze ma che, stando al suo libro, ha visto nella pandemia un’occasione per l’affermazione morale e culturale della sua parte politica: la sinistra. Più in malafede di così… E che non riesce ad ideare nient’altro che una continua e stretta chiusura, costringendo all’asfissia la classe sociale più invisa al suo partito: quella degli imprenditori.

E a poco valgono le considerazioni giustificazioniste degli esponenti del governo e dei partiti che lo sostengono, ed anche quelle dei giornalisti che tengono loro bordone sperticandosi a far passare il concetto che «se Atene piange Sparta non ride», alludendo a come altre nazioni fronteggiano la crisi.

Quanto a questa indecorosa situazione in cui è immerso il cittadino italiano, suddito di una casta di politicanti, ostaggio di una magistratura che non disdegna di fare politica e di un sistema che si autoincensa facendo continuamente professione di fede democratica, senza curarsi minimamente del fatto che in questi due anni si siano avvicendati 3 governi senza chiedere un parere agli italiani, i quali, cosa ormai incontrovertibile, non si riconoscono più in quella maggioranza farlocca votata nel 2018.

Eppure, benché palesemente delegittimati, quei personaggi continuano a imperversare in Parlamento ed al Governo, obbedienti, in maniera più realista del Re, ai suggerimenti dell’Unione Europea la quale, a sua volta, altro non è che una struttura dell’oligarchia finanziaria mondiale, i cui intenti non sono per niente tranquillizzanti.  

E continuiamo a parlare di democrazia?

Cominciamo piuttosto a parlare di idiozia e malafede di una classe politica che ora è padrona della vaporiera, che pretende di rappresentarci e che per stupidità e disonestà intellettuale è forse la peggiore dal 1861.

Sono sempre stato un anti-rivoluzionario e il mio coro preferito è la strofa della Vandeana che dice «sanguina il Sacro Cuore sulla nostra bandiera e nella notte empia l’ultima mia preghiera, Vergine Santa, salva la Francia dalla perdizione, risorga il Giglio della vittoria: Controrivoluzione», per cui non mi si può tacciare di essere un sobillatore ma, per Dio! Scendano gli italiani nelle piazze, le invadano e caccino a pernacchie quegli inutili legulei che siedono in Parlamento, e pretendano le elezioni. Non sarà una rivoluzione ma una controrivoluzione, perché la rivoluzione, mortifera come tutte le altre, è stata perpetrata quando il sistema ha deciso di togliere la parola al popolo italiano con la scusa della pandemia, a questo è servito e continua a servire la dittatura del Covid.

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