Le dinamiche in seno al mondo arabo-islamico sunnita stanno mutando e la temuta fitna[1] interna alla Sunna[2] stessa, sembra scongiurata.

Il Principe saudita Bin Salman sembra intenzionato a fare sul serio per quanto attiene al «riformismo» della sunna wahhabita, cercando di renderla progressivamente meno vincolata al legalismo shari’atico precipuo della visione wahhabita (modalità di accesso all’islam della casa regnante saudita e delle altre monarchie del Golfo, caratterizzata da una visione fondamentalista).

La questione riveste un’importanza notevole perché se l’Islam saudita riformato si saldasse con l’Islam del Maghreb (caratterizzato da una visione improntata a maggior tolleranza) costituirebbe un ininterrotto fronte anti-islamista[3] che dal Golfo Persico raggiunge l’Atlantico.

Questa nuova e rivoluzionaria realtà, che è ancora in itinere, ha la sua origine nella Conferenza dei Paesi del Golfo di alcuni anni fa in cui il Re Marocchino Mohammed VI ha lanciato una frase dal sapore programmatico (suscettibile di offendere il regnante, saudita rappresentante di una dottrina radicale come quella wahhabita) e che suonava più o meno: «Dobbiamo riportare l’Islam alla sua matrice principale, che è la tolleranza». Detta così, effettivamente, era un po’ come parlare di corde in casa dell’impiccato, ma, con tutta probabilità, tale affermazione, particolarmente scomoda e coraggiosa pronunciata proprio in casa degli Al Saud, era stata precedentemente concordata con il Principe Bin Salman al fine di dare ulteriore legittimità al suo progetto di graduale riforma della sunna.

Infatti, solo un’alleanza con un sovrano come quello del Marocco, che vanta la discendenza dal Profeta e che è riconosciuto per essere «Amir al Mouminine»[4], laddove il Re saudita è solo il guardiano del suolo già calpestato da Mohammed, poteva fornire una indiscussa legittimità per un rinnovamento della sunna.

L’abbandono progressivo da parte dell’Arabia Saudita dell’Islam wahhabita «intollerante» e la sua adesione alla «dottrina Mohammed VI» [5], oltre a trascinare con sé le altre monarchie del Golfo, è suscettibile di dare una stabilità religiosa[6], politica e sociale a una regione che va dall’Egitto al Maghreb.

E non solo :

  • verrebbe estromessa la Fratellanza musulmana, la cui visione intollerante dell’Islam[7] sta creando non pochi problemi in seno al mondo arabo-islamico, oltre che in Europa, ove sobilla le comunità islamiche ivi incistate;  
  • verrebbe contrastata l’egemonia turca, non solo nell’ovest della Libia, nel Mediterraneo e in Tunisia, ma anche nell’Africa Orientale;
  • l’afflusso di capitali sauditi e degli altri paesi del Golfo smorzerebbero le problematiche sociali connesse con l’emergenza Covid nel Maghreb e negli altri paesi del mondo arabo-islamico

Quanto sopra vuol essere un’analisi di una situazione mirata a richiamare l’attenzione su un probabile rivoluzionario cambiamento in seno ad un mondo, quello arabo-islamico, che sembrava imploso tra due realtà: quella consolidata nel radicalismo e quella che proponeva e propone una progressiva riforma, ma che sembrava segnare il passo.

Da seguire.


[1] La fitna è una sorta di reddae rationem suscettibile di svilupparsi tra il mondo sci’ita e sunnita ma che, recentemente sembrava doversi sviluppare in seno al mondo sunnita tra l’Islam intollerante (wahhabita, della Fratellanza musulmana e della salafa) e l’Islam tollerante, di matrice sufi, patrocinato dal Re del Marocco.

[2] Sunna = tradizione; s’intende la parte del mondo islamico che aderisce alla tradizione successoria dei 4 califfi in contrasto con la Sci’ia, che invece ritiene tale successione un’impostura.

[3] Intendendo con il suffisso ISTA la militanza della fratellanza musulmana, del wahhabismo e della salafa.

[4] Ossia “Principe dei credenti” (garante per la libertà di culto delle tre principali religioni monoteiste).

[5] La definizione di «Islam intollerante» e «Islam tollerante» è attribuibile al Re del Marocco, il quale indica nell’Islam intollerante l’accesso politico alla religione (come predicato dalla Fratellanza musulmana) e nell’Islam tollerante l’accesso spirituale alla religione (come previsto dalla spiritualità sufi).

[6] Nel mondo arabo-islamico l’aspetto religioso è determinante nel mantenimento dell’equilibrio politico e sociale.

[7] Manifesto della FM: «La comunità musulmana deve essere riportata alla sua forma originaria […] oggi è sepolta tra i detriti delle tradizioni artificiali di diverse generazioni ed è schiacciata sotto il peso di quelle false leggi ed usanze che non hanno […] niente a che fare con gli insegnamenti islamici»

Motto della FM: “Dio è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza”

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