Gli infoibatori sono ancora tra noi. Non parliamo di chi materialmente si macchiò dell’orrendo crimine che, certamente, avrà già ricevuto il giusto castigo divino, e non parliamo nemmeno dei negazionisti, coloro che imperterriti fanno della morte di donne e uomini una questione di parte.

La follia titina è ancora viva in chiunque, giustificandosi con l’antifascismo, diffonde idee o compie azioni contro la Patria. 

Ricordiamo i martiri di quei giorni di cieca e bieca violenza contro chi fu unicamente colpevole di essere italiano o di sentirsi tale. Si vergognino i filotitini nostrani per l’atteggiamento vergognosamente ostativo alla memoria di un fatto accaduto e riconosciuto.

Chi siano questi personaggi lo sappiamo bene: chiunque voglia abolire le frontiere, ma al contempo adora vedere la piazza della stazione di Gorizia tagliata in due da un confine che non dovrebbe esistere; chi volutamente chiama Fiume con il nome croato Rijeka e, con arroganza, corregge chi usa il toponimo italiano, definendolo fascista; chi fa lo stesso con le altre città istro-dalmate, sforzandosi di citare correttamente gli impronunciabili nomi odierni; chi non batte ciglio, anzi, gongola se porzioni di territorio o settori strategici dell’economia vengono ceduti all’estero.

Negli occhi di chi si accorge dopo ottanta anni di una città di cui Mussolini è cittadino onorario, si legge l’odio senza limite che porta a mettere in scena un teatrino ridicolo in piena pandemia e crisi economica, affinché quella cittadinanza venga revocata, mentre si difendono le onorificenze al boia Tito.

In questi omuncoli che pensano che la Nazione Italia non sia mai esistita, come sostengono che l’Istria non sia mai stata abitata da genti italiche, cova la convinzione che giustificherebbe ogni abuso nei confronti della nostra terra.
Proprio in questo difficile periodo, questa gente è la stessa che lancia accuse agli italiani per aver provocato la pandemia, assolvendo la Cina comunista.

Tutti questi, anti italiani per natura, sono i nuovi infoibatori e stanno gettando nelle cavità del mondialismo la nostra civiltà, impedendone il Ricordo, proprio come i comunisti più puri invitano a boicottare le celebrazioni del 10 febbraio, a volte anche con l’uso indiscriminato della violenza. A questi beceri personaggi lanciamo un avvertimento: l’Italia esiste ancora, la Jugoslavia no!

Articolo precedenteDraghi e il rischio fine dei giochi
Articolo successivoIl governo di alto profilo