Un’indagine storico-filosofica sulle radici comuni di due visioni del mondo apparentemente antitetiche.

L’ENIGMA STORICO

La storiografia contemporanea ha spesso presentato il fenomeno nazionalsocialista come radicalmente antitetico alla tradizione cristiana, dipingendolo come movimento fondamentalmente paganeggiante.

Tuttavia, un esame più approfondito delle fonti e dell’evoluzione ideologica del Terzo Reich rivela un quadro assai più complesso e sfumato.

Esistono infatti sorprendenti parallelismi tra l’ethos nazionalsocialista e quello della cavalleria cattolica medievale, particolarmente evidenti nell’organizzazione delle SS e nella retorica politica del regime.

LA VISIONE ORGANICA DELLA SOCIETÀ: UNA SPIRITUALITÀ DELL’ORDINE

Al centro della concezione nazionalsocialista e della tradizione cavalleresca cattolica si ergeva una visione della società non come mero aggregato di individui, ma come organismo vivente dotato di un’anima collettiva.

Questa idea affondava le sue radici nella filosofia politica medievale, dove la società era concepita come un corpus mysticum in cui ogni membro trovava il proprio significato in relazione all’armonia del tutto.

Il Terzo Reich riprese consapevolmente questa immagine organica, trasponendola però in una chiave immanentista e razziale. Dove la teologia cattolica vedeva il riflesso dell’ordine
divino, il Nazionalsocialismo sostituiva il concetto di “Volksgemeinschaft” (comunità popolare), una mistica unione di sangue e suolo. Tuttavia, la struttura gerarchica rimaneva sorprendentemente simile: al vertice, una casta di “cavalieri moderni” (le SS) chiamati a guidare e proteggere; alla base il popolo come corpo mistico da preservare nella sua purezza.

Heinrich Himmler, profondamente affascinato dal misticismo cattolico, nonostante il suo rigetto formale della Chiesa, studiò meticolosamente la Regola benedettina e la struttura degli ordini cavallereschi.

Le SS furono organizzate come un vero e proprio ordine religioso-militare, con propri rituali iniziatici, gradi corrispondenti alle antiche qualifiche monastiche (dal noviziato alla professione solenne) e una complessa simbologia che mescolava rune germaniche a iconografie cristiane.

Il castello di Wewelsburg, centro spirituale delle SS, fu concepito come un moderno monastero fortificato, dove i “cavalieri neri” del Reich avrebbero dovuto custodire le sacre reliquie della razza ariana.

LA MISTICA DEL SACRIFICIO: IL MARTIRIO

L’elemento più tragico e al tempo stesso più rivelatore di questa affinità spirituale risiede nella trasfigurazione sacrale della morte.

La cavalleria medievale aveva elaborato una sofisticata teologia del martirio in battaglia, dove il cavaliere che cadeva combattendo gli infedeli era assimilato a Cristo sulla croce.

I nazionalsocialisti ripresero questa mistica, svuotandola però del suo contenuto trascendente per riempirla di un immanentismo
biologico.

Le cerimonie commemorative delle SS per i caduti riproducevano consapevolmente la struttura delle liturgie cristiane: le Totenkopfringe (anelli del teschio) distribuiti ai membri più meritevoli ricordavano le reliquie dei santi; il culto dei “Blutzeugen” (martiri del sangue) della causa nazionalsocialista ricalcava la venerazione dei martiri cristiani; persino il giuramento di fedeltà assoluta fino alla morte richiamava i voti monastici.

IL DIALOGO CON LA CHIESA

Contrariamente alla vulgata comune, i rapporti tra Nazionalsocialismo e Chiesa Cattolica non furono sempre di aperta contrapposizione.

Il Concordato del 1933 rappresentò un tentativo di compromesso, mentre molti ambienti cattolici conservatori, specialmente in Austria e Baviera, videro inizialmente nel movimento hitleriano un baluardo contro il bolscevismo ateo.

Significativamente, importanti esponenti delle SS mantennero stretti contatti con ambienti vaticani, e non pochi ufficiali provenivano da famiglie cattoliche osservanti.

Lo stesso Reinhard Heydrich era cresciuto in un ambiente profondamente cattolico e mostrava una particolare ammirazione per la disciplina gesuitica.

LA RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO: SPIRITUALITÀ TRADIZIONALE E SUA DEGENERAZIONE

Tanto il Nazionalsocialismo quanto la tradizione cavalleresca cattolica condividevano una profonda avversione per il mondo moderno, visto come regno della dissoluzione spirituale.

Ma mentre la Chiesa aveva combattuto la modernità in nome di un ordine trascendente, il Nazionalsocialismo cercò di contrapporvi una contro-religione immanentista, che conservava le forme esterne della spiritualità tradizionale svuotandole però del loro contenuto metafisico.

Julius Evola, osservatore acuto di questa tragedia spirituale, notò come il Nazionalsocialismo avesse intuito giustamente la necessità di un ritorno alla Tradizione, ma avesse poi tradito
questa intuizione riducendo lo spirito a biologia.

Dove i cavalieri medievali combattevano per la “Civitas Dei”, le SS lottavano per la “Civitas Racialis”; dove i monaci-guerrieri cercavano la santificazione individuale, i nazionalsocialisti perseguivano la purificazione collettiva della razza.

Questa degenerazione della spiritualità tradizionale raggiunse il suo culmine nel tentativo di creare una religione politica alternativa al cristianesimo, dove il Führer prendeva il posto di
Cristo, il sangue quello dello Spirito Santo, e il Reich millenario quello del Regno dei Cieli.

In questa contraffazione sacrilega risiede forse la lezione più profonda di questa tragica vicenda: quando la spiritualità perde il suo orientamento verso il Trascendente, non scompare, ma si trasforma in un fantasma, una formalità svuotata di ogni sostanza.