Ha destato sdegno la decisione della casa editrice Laterza di pubblicare un libro che attuerebbe un notevole revisionismo storico riguardo al triste periodo vissuto da Venezia Giulia, Istria, Quarnaro e Dalmazia.

Già il titolo offende la memoria, ridicolizzando l’aspetto più atroce di quei giorni. Spesso, gli antifascisti usano la frase “E allora le foibe?” pensando di essere spiritosi, per prendere in giro i loro interlocutori che hanno un pensiero diverso. 

Il libro, comunque, si inserisce in un contesto ben più ampio, fatto di omertà, di silenzi, di repressione. A cominciare dall’accusa, nei confronti dell’Italia di allora, di aver provocato le popolazioni slave, che avrebbero reagito con una giustificata furia anti-italiana. Viene volutamente trascurato, durante l’eterna diatriba, che i conflitti tra italiani e slavi sul litorale hanno origini più remote, durante la “slavizzazione” forzata operata dal governo austriaco prima e austroungarico poi, per assorbire ogni forma di irredentismo italiano all’indomani della fine della Repubblica di Venezia.

E viene anche omesso che la follia titina non colpì solo gli italiani, ma anche sloveni e croati non comunisti.

Pertanto, ci risulta difficile accettare l’ennesimo libro revisionista, specialmente se scritto da un personaggio storicamente e ideologicamente schierato. Ma al contempo, siamo contrari ad ogni tipo di censura, anzi, speriamo in una confutazione critica di quanto è scritto e che la verità storica trionfi. Non per speculazione politica ma per rispetto verso chi patì quegli eventi e verso l’intera nazione italiana.

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