Exarchia è un quartiere di Atene del quale fino a poco fa non sapevo proprio nulla.

La mia ignoranza sarebbe potuta rimanere illibata, ma Provvidenza volle che leggessi su FB un post scritto da una compita insegnante di greco moderno: è così che scoprii … il paese delle meraviglie!

Exarchia è il luogo fatato dove, spiega la signora, si incontrano diversità di ogni tipo che “non senza qualche difficoltà, trovano un modo nuovo per convivere”.

C’è chi, quando sente parlare di cultura, ha voglia di metter mano alla pistola.

A me capita precisamente la stessa cosa con l’espressione (e tutti i suoi equivalenti), “incontro di diversità”.

Tre parole capaci di risvegliare tutte le ire funeste che talora sonnecchiano in me.

Sapere che ci sono greci che amano quel lercio regno del graffito, porcheria spacciata per arte, mi ha fatto sprofondare in una tristezza da antidepressivo.

Non mi sono ripresa nemmeno a sentire della presenza di certo BLU, writer italiano, che qualcosa di decente, in quel marasma, pare sia riuscito a disegnare.

Una pubblicità di tanti anni fa, voluta dal Comune di Roma per proteggere le opere della città, recitava: “un romano non può essere un barbaro”.

Mi chiedo oggi come sia possibile che un greco non sia un esteta!

Eppure, l’orrenda architettura delle città greche conferma che, almeno stavolta, il DNA ha tradito… e malamente!

Divago appena per sottolineare come Twenty three and me abbia scoperchiato il vaso di Pandora: basta un tampone salivare per scoprire le nostre origini, a dimostrazione che le differenze tra i popoli sono tutt’altro che meramente culturali!

Come confermano i genetisti, il DNA di greci ed italiani si confonde in un unicum indistinguibile, una condivisione così profonda che fa di noi un solo popolo, che parla due lingue solo apparentemente diverse!

Non so che DNA abbiano quelli di Exarchia, ma sulle loro madri, in particolare sulla loro occupazione principale, potrei dilungarmi: è la stessa di quelle dei compagni dei nostri centri sociali.

In poco tempo nel quartiere ateniese si sono moltiplicate le occupazioni, non per dare aiuto ed ospitalità alle migliaia di greci ridotti alla fame, ma per alloggiare i nuovi invasori, rigorosamente islamici e forti di un curriculum piuttosto ricco e mai rinnegato: secoli di deportazioni, di stupri, di torture, di schiavitù contro una popolazione greca che ha pagato all’espansionismo turco il prezzo più alto di tutti.

Costoro trovano ad Exarchia un dolce riparo dalla ferocia di quelle bestie di Alba Dorata che, fin quando hanno potuto, hanno distribuito viveri, coperte e medicinali solo ai greci, consci che chi greco non è, percepisce casa e stipendio o dallo Stato o dai compagni.

Le difficoltà ad Exarchia, comunque, non mancano, come ammesso dall’attenta insegnante cui devo la mia entusiasmante scoperta, ma si tratta di quisquilie: spaccio di droga h24 a riprova che il migrante, quando vuole, lavora ed è stakanovista; vendita di armi: il pacifismo è bello, ma la pecunia di più e poi, perché non sfruttare una posizione geografica d’oro, tra Balcani e Turchia, che permette ai ragazzi delle mafie dell’Europa orientale di sfogare la loro nota esuberanza?

Non mancano gli atti vandalici, la prostituzione e il degrado di ogni tipo, genere e forma.

Scoppiettanti i fine settimana vivacizzati dalle molotov e ancora di qualche interesse, seppure vista e rivista, la guerriglia con la polizia.

Molti i drogati ad ogni angolo di strada e notevole quel feroce puzzo di vomito ed urina che, anche nelle nostre stazioni, è il biglietto da visita olfattivo della multiculturalità.

Andateci ad Exarchia perché se non vi sparano, se non vi derubano, se non vi molestano, se resistete agli odori nauseabondi, se risultate simpatici ai mafiosi, e se, a differenza della sottoscritta, non siete allergici al tanfo di compagno, potreste pure divertirvi: qualche scorcio è caratteristico e di taverne, tifo permettendo, ce ne sono molte.

Auguri!

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