La notte più attesa dell’anno – non la Santissima del 25 dicembre, ormai relegata alle posizioni ai piedi del podio – ma la notte degli Oscar del cinema, apre il sipario su uno spettacolo mai visto sul Red carpet, seppure, e purtroppo, già trito e ritrito sui palcoscenici politici mondiali.

Fatto obbligo ai film in competizione, secondo le nuove regole di gara, di includere obbligatoriamente nel cast e nello staff una serie di soggetti “globalizzati”, tra cui coloro che sfilano sotto la bandiera LGBTQ, il tanto celebrato politically correct detta una serie di regole che somigliano tanto a quelle contenute nel Malleus Maleficarum, bibbia degli inquisitori durante la caccia ad eretici e streghe.

Ciò che lascia perplessi è il diktat con cui il Novus Ordo Seclorum impone le sue decisioni, vestendo la menzogna con abiti lindi e innocenti che a chi scrive appaiono invece lerci e osceni, se non inesistenti come “i vestiti nuovi dell’Imperatore”, mettendo a nudo una terrificante verità.

Questa non è la fiaba di Collodi, ma gatti e volpi sanno muoversi con agilità e astuzia nel paese dei balocchi, dosando paura e finta premura, richiamando a sé le masse pavide che eseguono ordini a capo chino e accettano anche l’inaccettabile senza dire una parola.

Non serve la vista di Superman o un quoziente intellettivo da genio matematico per osservare e capire cosa i “venerabili maestri” nascondano dietro “buoni pensieri, buoni propositi, buone azioni”.

L’attenzione del Nuovo Ordine Mondiale punta il mirino sui bambini.

Dietro l’assurda messa in scena chiamata “scuola” – mi vergogno di usare questa parola nell’attuale contesto – che serve come paravento per piani più subdoli, si celano strategie e progetti inconcepibili e inaccettabili.

In un recente spot pubblicitario dell’Audi Rs4, una bambina, appoggiata al bolide rosso, ritratta con un vestitino a fiori, occhialini e una banana in mano, in un posa quantomeno non consona all’età della piccola protagonista, è solo un esempio – e nemmeno dei peggiori – di ciò che sta per venire alla luce.

I riflettori sono già accesi su bimbe che si esibiscono in pose, coreografie, danze che possono concorrere per atteggiamenti e linguaggio del corpo con professioniste adulte, i cui spettacoli – almeno fino a qualche tempo fa – erano trasmessi soltanto in seconda serata.

L’essere ossessivamente politicamente corretti non è di fatto “una spirale di paranoie senza fine”, come ha invece dichiarato un noto regista italiano, ma è un piano ben congegnato per raggiungere un obiettivo.

Un film o una sceneggiatura o un libro non può essere sottoposto, in quanto opera d’arte, ad una “regola monacale” che la valuti sulla base di criteri matematici, perché di questo si tratta, riducendo il tutto ai minimi termini, dato che la regola impone il rispetto di una percentuale, di un numero.

Semplicemente assurdo.

Un’opera di Shakespeare – secondo il nuovo regolamento – non sarebbe mai stata pubblicata né rappresentata e temo che sarà destinata a non esserlo mai più, a meno di non includere nel cast un Mercuzio di colore e di chiara indole bisessuale, cosa per altro già accaduta nel 1996 con “Romeo+Juliet” di Baz Luhrmann.

Ad ognuno il suo ruolo, su questo non ci piove.

Othello era nero e splendida fu l’interpretazione di Laurence Fishburne nella pellicola di Oliver Parker in cui l’attore di colore era perfetto nella parte, certamente più realistica di quella del grande Orson Welles, il cui Moro dipinto era quantomeno artificiale.

Stiamo quindi parlando di cose già viste, che ci sono passate sotto il naso, che non hanno bisogno di una regola tanto nuova quanto assurda.

Sono concetti superati, ma che trovano uno scopo nel piano del “Grande Architetto”: sovvertire la morale, il pensiero, il concetto stesso di essere umano in cui il target da colpire sono i bambini.

Apprendisti, compagni e maestri s’affannano nelle logge perché la parola “infanzia” scompaia dai vocabolari. Il fine? Terrificante da scrivere, quanto da pronunciare, ma è davanti ai nostri occhi e chi non vede, semplicemente, non vuole vedere: sdoganare e rendere legale la pedofilia in tutte le sue forme.

Un crimine da condannare e, prima ancora, un “costume” da avversare e combattere, una violazione dell’infanzia avallata, purtroppo, anche da alcuni genitori in crisi morale e culturale.

La pandemia e le conseguenti restrizioni pare abbiano indotto un cambiamento dei costumi sessuali e un boom di vendite di Baby Sex Dolls per clienti – non soltanto individui soli, ma, addirittura, coppie – che indirizzano le loro preferenze su robot a luci rosse di ultima generazione che hanno l’aspetto di bambini.

Questi automi in grado di muovere le braccia, di replicare il meccanismo della respirazione, di gemere come se provassero piacere, di utilizzare una mimica facciale, di farsi venire la pelle d’oca, progettati per soddisfare le fantasie sessuali più spinte, programmati per rispondere persino a fantasie di stupro su richiesta dei clienti, stanno destando l’interesse di molte case di tolleranza in molti paesi del mondo.

DHgate – uno dei più noti store on line cinesi – ha messo in vendita una bambola gonfiabile, dai tratti orientali, con un completino a fiori e le sembianze di una bambina di circa sei anni, acquistabile su eBay a quasi duecento dollari.
Ne sono giù stati acquistati tantissimi esemplari negli USA, in Giappone, in Germania, dove – sarà un caso – la bimba della pubblicità Audi ne richiamava le sembianze.

Nell’annuncio di vendita si pone l’accento sulla flessibilità e sulla capacità della bambola di assumere molteplici posizioni e di disporre di ”tutti e tre i “canali” utilizzabili.

In Giappone un “benefattore pedofilo” produce per altri pedofili, bambole bambine dagli otto ai dodici anni che abbracciano un orsacchiotto di peluche o indossano una divisa scolastica, cercando di far passare questi oggetti come una cura per chi soffre di pedofilia, così che sfoghi i propri istinti e desideri sessuali utilizzando un sostituto artificiale, come se le bambole in questione potessero allontanarlo dall’agire nei confronti di minori in carne e sangue.

Guardare alla Baby Sex Doll come aspetto terapeutico è un concetto folle, inconcepibile, da combattere e i ratti di fogna che alimentano il mercato pedo-pornografico e pedofilo vanno stanati, rinchiusi in un barile così che si sbranino a vicenda o, più semplicemente, eliminati dalla faccia della terra.

Nel paese europeo – ormai la mia seconda Patria – dove un tempo i legionari della “Garda de Fier” di Codreanu difendevano la Nazione e la Tradizione, il popolo, durante la rivoluzione del 1989, urlava senza la minima compassione contro i leader comunisti “Unde sunt șobolanii?”

Nessuna pietà per chi lucra, usa e violenta i bambini, nessuna comprensione per gli stupratori e i loro complici, morali e di fatto, nessuna indulgenza o giustificazione.

Una sola voce si levi su tutte: “Dove sono i ratti?”

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