Ma ci rendiamo conto che abbiamo un governo composto da ministri inefficienti come Azzolina, Bonafede, Speranza, De Micheli, Bellanova, Boccia? 

Tutti protagonisti di fallimenti o di imbarazzanti gaffes, anche istituzionali. Non sto ad elencare i loro fallimenti e le loro gaffe (sarebbe sufficiente sfogliare un giornale per rendersene conto), evidenzio però la loro predisposizione a sorridere, sempre sorridere, quasi a far passare una serafica calma, quando invece è solo vuota presunzione da «aò, noi semo i mejo». 

Di solito gli antichi adagi c’azzeccano, ma in questo caso il detto «risum abundat in ore stultorum» colpisce proprio nel centro.

Sono un cittadino italiano residente all’estero e faccio i dovuti paragoni con gli speculari colleghi dei succitati ministri: ebbene, c’é da vergognarsi.

C’è da vergognarsi perché i succitati, fra i quali ho dimenticato di citare Di Maio (il più esposto sul fronte estero) fanno proprio sorridere (ma in privato, vi assicuro, si sganasciano) quei loro speculari colleghi, i quali sorridono non perché siano stolti, ma perché hanno tutte le ragioni di sorridere (e chissà cosa si dicono tra loro quando nessun italiano li ascolta!?).

Ricordate l’indignazione della sinistra contro Berlusconi quando un pirla di presidente francese, tale Sarkozy, e un’algida premier come la tedesca Merkel parlando di lui si diedero a sorrisetti idioti ad uso e consumo di una stampa compiacente e stolta? 

Ebbene, la stampa stolta e cazzara e di sinistra si indigni ora per le figure di mota che l’Italia raccoglie a causa di inefficienti (uso un eufemismo) ministri del nostro governo. Un amico francese mi ha detto: «Corradò, c’est un dommage que l’Italie ne puisse pas s’insérer dans l’enjeux moyen-orientale car avec un Andreottì ou un Berlusconì vous aurez pu faire un bon travail pour l’Europe entière».

Ho replicato, in maniera sconsolata, con una frase banale tipo: «T’a raison, en ce moment la politique italienne passe un tres mauvais moment», al fine di far capire che non mi andava di continuare quel tipo di conversazione perché mi feriva due volte: una perché solo una ventina d’anni fa eravamo un’Italia in grado di inserirsi nel gioco geopolitico internazionale, l’altra perché ora ci facciamo ridere dietro tanto da farci rimpiangere non solo i tempi di Mattei, Andreotti o Craxi, ma persino i sorrisetti idioti di Sarkozy e della Merkel.

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