L’esplosione che ha investito Beirut lascia attoniti per la forza dirompente; è bene tuttavia essere prudenti prima di  avanzare l’ipotesi dell’attentato terroristico, pertanto, limitiamoci ad analizzare i vari video con cui è stata ripresa per avanzare qualche ipotesi tecnica:

  • Le esplosioni sono state due. La prima, tutto sommato «famigliare» per chi ha vissuto una situazione di guerra civile, la seconda invece di una spropositata potenza distruttiva e ampio, ampissimo, raggio d’azione.
  • La prima, una colonna di fumo bianco tendente al grigio; la seconda, un nocciolo rosso, indice di un consistente effetto fuoco e una bolla bianchissima che si è espansa in un attimo.

Cosa ci dicono questi dati? Vediamo:

  • La prima esplosione, comunque di una certa potenza, ne ha innescata una seconda, verificatasi dopo alcuni secondi, i cui effetti così devastanti erano probabilmente inattesi;
  • pertanto, dobbiamo concentrare l’attenzione sulla seconda esplosione e chiederci cosa ci fosse in quel deposito;
  • certo che quel consistente effetto fuoco e la candida nube bianca fa pensar male… perché fa supporre che in quel deposito ci potesse essere del fosforo.

Effettivamente è presto sia per stabilire se si tratta di una questione attinente ad una carente «safety», oppure ad un atto afferente alla «security», ossia se si tratta di un incidente, di un attacco terroristico o di un attacco militare. Tuttavia, l’entità dell’esplosione e dei suoi effetti, il luogo dove è avvenuta e gli attori potenzialmente coinvolti invitano a fare delle supposizioni.

Attentato o Attacco militare? Senza voler scomodare il Manzoni… «ai posteri l’ardua sentenza».

Certo che, maggiordomo a parte (il quale ha un alibi di ferro), i sospettati sono due:

  • Hezbollah, che potrebbe aver realizzato un cospicuo arsenale in vista di un confronto armato con il nemico di sempre;
  • Il suo antagonista più accreditato, il Mossad, che ha deciso di disarmare lo storico nemico.

Quello che è esploso non è un deposito di fuochi di artificio, ma un arsenale bello e buono contenente un bel po’ di munizioni ed ordigni sufficienti a sostenere una controffensiva ad una qualunque operazione tipo «Pace in Galilea» o «Piombo fuso», tra le varie scatenate da «Tsahal[1]» in quella regione.

Che tipo di operazione sia stata quella che ha portato alla distruzione di quell’arsenale: un’azione di sabotaggio con posa di ordigno esplosivo all’interno dell’arsenale, oppure un missile sparato da un aereo, a questo punto è marginale.

È plausibile a questo punto che Hezbollah e il suo capo, Nasrallah[2], individuino Israele come il responsabile, il che trascinerebbe il Libano in una guerra contro Israele.

Non precipitiamo le cose però, siamo in Medio Oriente e potrebbe anche passare la terza ipotesi: che si tratti di un incidente di tipo «safety», a danno ad un deposito di fuochi d’artificio… dipenderà dai mediatori.


[1] Tsahal: esercito israeliano

[2] Hassan Nasrallah: capo di Hezbollah

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