Chi fu davvero fascista? Chi possiamo definire in tal maniera?

Fu fascista un uomo vissuto prima della venuta di nostro signore Gesù Cristo? Fu fascista un uomo che si tesserò nel PNF per avere un posto di lavoro? Fu fascista un uomo che si fece portavoce della Repubblica Sociale senza rinnegare il comunismo? Fu fascista chi, dopo la caduta del regime, creò un movimento “nostalgico” con i soldi degli americani?

Davvero troppi quesiti e troppe sfaccettature da analizzare per poter dare una risposta oggettiva. Però oggi possiamo parlare di colui che (forse) fu il primo di questi uomini nuovi. Di certo, non fu il primo a fondarli, e nemmeno il primo a guidarli, forse non fu nemmeno il primo a cui si ispirarono; ma noi, che a distanza di anni riusciamo a vedere con chiarezza il nostro passato, possiamo affermare che certamente fu il primo a far propria quell’essenza, e quel sentimento di amor patrio, che in Italia sarebbero sbocciati solo dopo un’atroce guerra europea.

Oggi parliamo di Marco Porcio Catone, anche detto Catone il Maggiore, Catone il Sapiente, Catone l’Antico, Catone il Vecchio, e Catone il Censore. Senatore della Romana Repubblica e sostenitore del Mos Maiorum. Difensore dei valori sacri della “romanità,” primo nemico della cultura ellenica, sostenitore dei contadini, militare, commissario, trionfatore e propugnatore della distruzione di Cartagine. La sua fu una vita piena di devozione e sacrificio per Roma e per i suoi cittadini. Catone fu visto da molti come severo “giudice”, instancabile politico e indiscusso militare, nelle cui vesti fece clamore in Siria, sotto l’esercito di Glabrione, nella battaglia delle Termopili (191 a.C.).

Il Mos Maiorum, che significa letteralmente “costume (o usanza) degli antenati”, si basava sulla tipica idea di una società rurale e tradizionalista, ove vigeva la convinzione che gli antenati rappresentassero un modello di comportamento al quale ispirarsi.

Quali erano i valori del Mos Maiorum sostenuto da Catone?

  • FEDELTÀ= a livello politico, giuridico, e soprattutto personale.
  • DEVOZIONE= la si deve agli dèi, ma anche alla patria e alla famiglia. Nulla di più simile al “Dio, Patria e Famiglia” del fascismo.
  • SEVERITÀ= tipica degli anziani, del buon capofamiglia e del perfetto cittadino romano.
  • FERMEZZA= l’integrità morale, che induce ad avere un comportamento giusto anche nei casi ove sia difficile.
  • GRANDEZZA D’ANIMO= avere un comportamento generoso, senza secondi fini, nella vita pubblica e privata.
  • OPEROSITÀ= la vita dedicata al fare, i fatti prima dei pensieri e prima delle parole. Esattamente ciò che fecero le camicie nere durante il biennio rosso: serviva stabilità e loro la portarono, senza troppi giri di parole.

Catone fu inoltre molto dedito all’agricoltura, ed in particolar modo all’aspetto sociale che essa ricopriva. “Il censore” scrisse la più antica opera in latino che sia sopravvissuta sino ai giorni nostri: il “De agri cultura” All’interno di essa possiamo trovare la “guida” del perfetto capofamiglia romano, che include sia la gestione della prole che quella delle coltivazioni. Il cittadino dell’Urbe doveva essere un militare ed un instancabile coltivatore. Per Catone la “via del campo” era la via della salvezza, la via che avrebbe portato ogni plebeo lontano dalla mondanità, dalla vanità e dall’usura. L’agricoltura era tanto comune quanto rivoluzionaria, in quanto era la prova che l’antidoto alle nuove e deplorevoli mode risiedeva nel glorioso passato di Roma.

Lottò contro il lusso delle donne, contro gli eccessi nelle feste, si opponeva dove trionfava l’amore per il denaro, per l’usura, e dove la sfarzosità era di casa, e soprattutto dove la Repubblica veniva sminuita o dimenticata. Catone non era contro la ricchezza in sé, ma contro ciò che la attorniava, quel senso di superiorità di quelle donne che possedevano abiti con pietre sfarzose, di quei nobili che organizzavano eventi a sfondo sessuale (molte volte non eterosessuali, pratica importata dalla Grecia), dove tutto e tutti erano servi e adulatori del dio denaro, dove la fedeltà a Roma, ai suoi costumi e al suo Senato veniva meno.   

Ma il punto centrale della sua carriera politica fu la pretesa di distruzione della città che più di ogni altra aveva rappresentato una minaccia mortale per Roma: Cartagine. Con quest’ultima, la Città Eterna ebbe modo di scontrarsi sul campo di battaglia nelle 3 guerre puniche. Durante la seconda, sebbene alla fine Roma abbia prevalso, riportò danni gravissimi, perché Annibale trascinò la guerra in Italia, dove si svolse per la gran parte.

In seguito, Cartagine, nonostante la perdita di due terzi del suo territorio, stava velocemente rifiorendo, ed il suo popolo fiero non avrebbe mai dimenticato la morte dei propri padri nella guerra contro la Repubblica. Catone questo lo intuì, e con amor patrio (che raramente si riusciva a scovare in una città che stava scivolando nel fascino della corruzione) dedicò tutti gli ultimi anni della sua vita per l’intrapresa di una nuova e gloriosa guerra contro l’antico impero mediterraneo. Per “il censore” questa non fu solo una battaglia politica, ma il motivo della sua stessa esistenza, la forza vitale che animava il suo corpo ormai vecchio di ottant’anni. Si dice che fosse solito concludere ogni orazione con la formula: “E per questo ritengo che Cartagine debba essere distrutta.”

Cartagine venne infine distrutta, più precisamente venne rasa al suolo e cosparsa di sale, ma Catone, già da tempo, si trovava nei campi elisi.

I suoi  valori, le sue battaglie e le sue idee rappresentano la carta d’identità dell’uomo nuovo che nacque a San Sepolcro. La virtù, ma al tempo stesso la praticità ad ogni costo, seguita dalla severità e dal rispetto per un glorioso passato. L’amore per l’arte dell’agricoltura, la lotta contro la perversione e il lusso sfrenato. La salvaguardia della propria cultura, la quale stava subendo costanti attacchi da quella ellenica. Gli dèi, la patria e la famiglia come pilastri della Repubblica. Catone riuscì ad anticipare di migliaia di anni quella che sarà “la più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee”.

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