Gentili lettori, 

credo ve ne siate accorti. Noi, italiani del nuovo secolo, abbiamo realizzato l’ennesimo miracolo.

Siamo i fautori di un Rinascimento capovolto, di una regressione tardo repubblicana che ha ridisegnato il nostro modo di concepire denaro e lavoro.

Tutto è nuovo, diverso, free, easy e… fottutamente furbesco. Furbi, ad onor del vero, lo siamo sempre stati, ma adesso lo siamo di più!

Abbagliati ed increduli, ingenuamente persuasi: dal web, dove basta allungare la mano per agguantare paradisi esotici da sempre meta solo di corsari, mercanti e pirati; dai cinesi, che ci hanno invitato a pranzi luculliani chiedendoci una miseria; da Schein, che quasi ce li regala i suoi abiti da Cenerentola al ballo.

D’improvviso abbiamo pensato che, mentre i nostri denari diventavano sempre più scarsi e più preziosi, il lavoro altrui non meritava quasi remunerazione.

E così, giorno dopo giorno, all you can eat dopo all you can eat, il nostro ego si è appesantito ed è avvenuta la mutazione: siamo diventati schiavisti grassocci che, da ex benestanti viziati, pretendono servizi di lusso a costi irrisori o “in gentile omaggio”.

Tutto è immagine, tutto è chiacchiera, tutto è pretesa, tutto è diritto.

Ci incapricciamo del lusso che non possiamo permetterci; ipereccitabili e insensibili, abbiamo perso il gusto delle cose belle come del cibo genuino e, distanti anni luce dal mondo agricolo, non siamo in grado di valutare la fatica e il costo di produrre una singola foglia di lattuga.

Pretendiamo la fiorentina di chianina perché va di moda, ma non sappiamo mangiarla come si deve e non vogliamo pagarla quanto merita! Un popolo da “quattro salti in padella”, che pretende la luna e vuol pagare la frittata.

Da fruitori di servizi a sfruttatori, con la prosopopea isterica di chi crede che abusare di una possibilità sia un diritto. Consumisti spiantati siamo diventati novelli schiavisti per necessità.

Le vittime più visibili sono i rider che, per una miseria da intoccabili indiani, si ammazzano nel traffico per portarci il sushi a casa: servizio ultralusso, che dovremmo pagare almeno quanto il cibo che acquistiamo, ma del lavoro del rider, onestamente, ce ne strafottiamo!

Affossata dai secoli la giustizia senza bilancia del baratto contadino, lontane anni luce le lotte proletarie, appeso a testa in giù chi al proletariato aveva ben pensato e pure ai suoi bisogni, adottiamo lo stile mandarino: sfruttare tutti, sfruttare il più possibile, sfruttare sempre sperando solo che, domani, non tocchi a noi.

E nemmeno uno che capisca che la fame di consumo ci sta riempiendo di cose brutte, di cibo cattivo, di servizi scadenti.

La ristorazione di qualità, i tessuti di qualità, l’accoglienza di qualità, cioè lo stile italiano sta morendo, e avanzano i barbari. Con noi felicissimi di abbassare il ponte levatoio.

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