E Pilato disse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora gridavano più forte: “Sia crocifisso”» (Mt 27, 23)
Sembra impossibile che alcune poche persone, pur molto influenti, possano iniettare nella folla sentimenti di odio per un innocente, fino a volere la sua eliminazione e ad ottenerla.

Ma ancora una volta il Vangelo sta parlando di noi, nella speranza che ne diventiamo consapevoli. Crediamo infatti di essere liberi nei giudizi, di saper soppesare con obiettività il bene e il male, di scegliere e decidere con la nostra testa, invece siamo sottilmente manovrati, facilmente manipolabili, indotti a cambiare parere anche di fronte all’evidenza.
L’unica salvezza sta nel formare ogni giorno il nostro pensiero alla scuola di Gesù, senza discostarci mai dal Vangelo.

«Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti». (Is 53, 4-5)

Perché è stato ucciso? In Isaia troviamo la risposta. Ucciso al posto dei peccatori ben più meritevoli di condanna e, grazie al suo sacrifico, altri sono stati salvati. 

Un Dio che muore in croce è un evento salvifico inimmaginabile e di una portata inaudita: può solo salvare l’universo, tutti gli uomini, quelli di ieri, d’oggi e di domani. 

E tra loro ci siamo anche noi.

Grazie Gesù, e perdonaci.

Alessandro prof. dott. Tamborini

Plenipotenziario per le politiche di tutela e promozione del patrimonio storico-artistico-demo-etno-antropologico. 

Docente di Scienze Religiose, Storia e Simbolismo dell’Arte Antica e Medievale.

Articolo precedenteUn dito ci ha toccato, quella carne ci ha salvato
Articolo successivoI fantasmi della repubblica