Il Governo Draghi pare non aver imparato molto dall’Esecutivo precedente. Al di là della conferma (discutibile sul piano dei risultati conseguiti) di alcuni Ministri sia con portafoglio sia senza portafoglio, non sembra mutato l’approccio giuridico con il quale, da più di un anno, si sta affrontando l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione dell’agente virale Sars-Cov2: decreti-legge e DPCM.

Si continua ad assistere ad una “decretazione d’urgenza continua” che ha esautorato completamente il Parlamento da qualunque decisione se non per gli scostamenti di bilancio (ovvero nuovo debito) e l’espressione di risoluzioni, ossia atti di indirizzo politico privi di carattere giuridicamente vincolante, in merito al contenuto dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore.

Pur non essendo stata volutamente inserita dai Costituenti, nel Testo fondamentale del 1948, la disciplina dello stato di emergenza, esclusa l’ipotesi della guerra ex art. 78 Cost., è evidente come la trasformazione dell’eccezione in norma ne abbia determinato una vera e propria istituzionalizzazione.

La Costituzione formale, intesa quale “documento storico-politico” pensato per gestire l’amministrazione ordinaria, è morta e la pandemia le ha dato il colpo di grazia. Bisogna avere il coraggio di prendere coscienza che la tanto decantata democrazia rappresentativa, erosa dall’interno dal moltiplicarsi dei diritti “insaziabili” e dall’esterno dalle limitazioni di sovranità sempre più consistenti e rispondenti alle logiche neo-liberiste, è risultata incapace di assumere decisioni tempestive ed incisive.

Questo fatto sta portando in maniera lapalissiana all’instaurarsi di una nuova Costituzione materiale “terremotata dalla crisi”, ove la decisione “politica” storicamente presa è ormai sia sottratta ai già residuali spazi di intervento dei decisori politici, sia totalmente cedevole nei confronti del dogma neo-scientista che trasforma i rapporti umani, le relazioni e i vari ambiti della vita dell’uomo: lavoro, scuola, impresa, etc…

Si semina la paura della morte, si infonde il sospetto nell’altro e si anestetizzano le coscienze riducendo le donne e gli uomini a mera sopravvivenza biologica. La vicenda del Covid-19 ha mostrato come l’uomo post-moderno, incapace di elevare lo sguardo, si sia invece inginocchiato davanti alla razionalità apatica della scienza e della tecnica. È la morte di Dio e la nuova dittatura antropologica. 

Cav. Dott. Matteo Impagnatiello (Componente del Comitato scientifico di Unidolomiti) 
Prof. Daniele Trabucco (Costituzionalista)

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