Tempo fa monsignor Zollitsch, fino al 2014 presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, disse queste parole: “Cristo non è morto per i peccati della gente come se Dio avesse preparato un’offerta sacrificale, un capro espiatorio. Piuttosto Gesù ha sofferto soltanto per dimostrare la sua ‘solidarietà’ con i poveri e con i sofferenti.”

Il Papa, nel suo viaggio in Polonia nel luglio del 2016, fece due riferimenti al mistero della sofferenza che hanno echeggiato sui media.

Nel primo disse che dove c’è violenza non c’è Dio e che Dio è accanto alle vittime. Nel secondo (in occasione di una sua visita all’ospedale pediatrico) disse che la sofferenza dei bambini è un mistero e dinanzi a questo mistero non ci sarebbe risposta.

Ebbene, questo tipo di approccio alla sofferenza che si evince dalle parole del Papa e anche da quelle di monsignor Zollitsch sono (dispiace dirlo) perfettamente coerenti con un assunto tipico di certa teologia neomodernista: Dio è solo misericordioso e Dio stesso non esige alcuna compensazione del peccato. Ma, eliminata la giustizia, nulla ha più senso. Tutto il Cristianesimo viene a cadere, iniziando dal peccato originale.

Certo, un conto è conoscere i singoli significati delle singole sofferenze; altro è non riconoscere la presenza di un Significato che spiega l’esistere delle singole sofferenze.

Chiariamo: non possiamo sapere (a meno che non si sia oggetto di particolari rivelazioni) perché soffra quel bimbo invece che un altro; ma ciò non vuol dire che non possiamo sapere perché anche i bambini (gli innocenti) possano purtroppo soffrire.

La risposta è molto semplice: Dio permette la sofferenza degli innocenti perché c’è stato il peccato originale e perché esistono i peccati attuali. Tutto questo si chiama (una volta lo sapevano anche i bambini del catechismo) “sofferenza vicaria”.

Un inciso: è per la “sofferenza vicaria” che la Vergine apparve a Fatima. Ella, infatti, chiese preghiere, sacrifici e sofferenze ai tre pastorelli per la conversione dei peccatori.

La “sofferenza vicaria” poggia su due princìpi, che il neomodernismo non sopporta. Il primo è ciò che abbiamo già detto, la concezione di un Dio che in quanto assoluto ha tutte le virtù al grado massimo; ha al grado massimo la misericordia e ha al grado massimo la giustizia. Il secondo è la concezione tipicamente cattolica della Chiesa come comunione dei santi, per cui tutto si riflette misteriosamente nel Corpo Mistico, tanto il male quanto il bene.

Prima dicevamo che allontanarsi da tutto questo, vuol dire fare entrare in contraddizione il Cristianesimo e renderlo causa di preoccupanti conseguenze. Vediamo quali sono queste conseguenze.

La prima conseguenza: per non parlare di un Dio anche giusto, paradossalmente Dio diventa veramente “cattivo”. Dio è l’assoluto, per cui se è vero che tutto ciò che accade non necessariamente è voluto da Dio, è pur vero che tutto ciò che accade è necessariamente permesso da Dio. Chiediamoci: Dio può o non può evitare la sofferenza di un bambino? Se non può, non è Dio; ma se può e non lo fa, perché non lo fa? Nel caso singolo, non possiamo saperlo, ma generalmente sì: perché quella sofferenza diventa una gemma preziosa per salvezza. È una sofferenza che “completa” (nel senso di coronamento, perché a quella di Gesù nulla manca in senso ontologico) la Sofferenza redentiva di Cristo, come dice San Paolo in Colossesi 1.

La seconda conseguenza: per non rispondere adeguatamente alla domanda “perché i bambini soffrono”, si rende il Cristianesimo poco persuasivo. E oggi, questo, è uno dei più gravi problemi. Il Cristianesimo non affascina più, perché non lo si presenta per quello che è e per quello che ha: una logica cristallina. Non a caso “cristallina”. Noi de Il Cammino dei Tre Sentieri amiamo dire che la Verità Cattolica è una “Cattedrale di Cristallo”. “Cattedrale” perché tutto è al suo posto ed ogni verità è consequenzialmente logica; “di Cristallo”, perché questa verità non solo è “vera” ma anche “bella”, splendente come il cristallo, ed è tale proprio perché è logica, persuasiva, convincente, rispondente pienamente alle esigenze dell’uomo, che è essere intelligente e che quindi vuol capire… nei limiti del possibile, ma vuol capire. Dio ha fatto l’uomo intelligente!

E veniamo alla terza conseguenza. Come abbiamo accennato prima, questo modo di rispondere e non rispondere è tipico della crisi della teologia contemporanea. Un modo, ovviamente, voluto; voluto perché – modernisticamente – si rifiuta la propedeuticità della ragione sulla fede e la fede stessa non viene più intesa nel senso autenticamente cattolico di “adesione dell’intelligenza alle verità rivelate”, bensì – protestanticamente – come un abbandono cieco, una sorta di “credo quia absurdum” (credo perché assurdo) che apre a mille contraddizioni, una tra le tante: la “debolezza di Dio”, tema oggi molto caro a diversi teologi… ma sarebbe troppo lungo continuare.

Una piccola conclusione a cui teniamo come Cammino dei Tre Sentieri.

Il Cammino ha scelto di frequentare il Rito Romano Antico della Messa (anche conosciuto come “Tradizionale” o “Tridentino”). Ebbene, uno dei motivi (perché ovviamente ce ne sono diversi che non possiamo adesso elencare, ma che si possono evincere dalle diverse “soste” che abbiamo pubblicato) è quello che in questo Rito sono centrali il Sacrificio e la Croce.

Noi siamo convinti che oggi l’incapacità da parte di tanti cattolici di “rendere ragione” (cfr.1 Pietro 3) di tante Verità della Fede, l’incapacità di cogliere il nucleo centrale del Cristianesimo e anche l’incapacità di vivere la Fede nella dimensione del sacrificio, siano dovuti prevalentemente alla dimenticanza, nella Messa, di cosa sia davvero la Messa: ri-attualizzazione del Calvario, cioè del Sacrificio di Cristo sulla Croce.

Nascosto il Sacrificio e nascosta la Croce, diventa tutto nascosto per la mente umana; e quindi tutto incomprensibile.

Corrado Gnerre

(Articolo pubblicato dal sito “Il cammino dei tre sentieri” in data 4 febbraio 2021)

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