Con l’arrivo della pandemia si è scatenata una corsa al vaccino, in vista di un guadagno multi-milionario. Le masse fremono per potersi iniettare qualsiasi cosa, pur di liberarsi da questa fastidiosa presenza. Ma noi che non siamo uomini d’oggi dobbiamo riflettere a mente fredda e composta.

La quasi totalità dei vaccini infantili ad oggi utilizzati (varicella, morbillo, rosolia…) sono sviluppati, o meglio, coltivati su tessuti cellulari provenienti da feti abortiti volontariamente. Stiamo parlando delle note linee WI-38 e MRC-5, sviluppate negli anni Sessanta dal tessuto polmonare di una bambina svedese ed un bambino inglese, entrambi abortiti volontariamente dalle madri.

In pratica il virus. per potersi riprodurre, ha bisogno di un tessuto di coltivazione che, nel caso dei vaccini, è quasi sempre umano. Qui non si tratta di discutere sulla validità o sicurezza dei vaccini, anche se sarebbero argomenti degni di approfondimento, ma delle implicazioni morali ad essi riferite.

La Pontificia Commissione Pro Vita del Vaticano produsse nel 2005 un documento nel quale si denunciava la cooperazione al male nell’uso di detti vaccini, distinguendola in cooperazione materiale e cooperazione formale, invitando i cittadini ad opporsi con ogni mezzo e attraverso l’obiezione di coscienza.

Nel 2017, la stessa Commissione fece un passo indietro, affermando che ormai non esisteva vincolo di cooperazione al male, poiché le linee cellulari attuali sono molto distanti nel tempo dagli aborti originali. Sarebbe interessante sapere quando decade quindi questa cooperazione: dieci, trenta, cinquanta anni?

Il problema è comunque molto attuale. In una recente video-intervista il dott. Stanley Plotkin della Sanofi-Pasteur ha affermato candidamente che per la produzione e studio di nuovi vaccini nell’istituto Wistar di Philadelphia sono stati utilizzati (sacrificati) 76 feti abortiti volontariamente (volontariamente, sia chiaro, perché “il prodotto deve essere sano ed integro”).

E stiamo parlando di un periodo normale, non influenzato dalla presenza del Covid. Possiamo solo immaginare quello che sta accadendo in questi mesi nei laboratori di ricerca.

Abbiamo quindi il diritto di essere informati riguardo la produzione vaccinale e, nel caso, di poter esercitare l’obiezione di coscienza per noi e per i nostri figli. Altro che vaccinazione obbligatoria.       

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