Un bocconcino appetitoso, la Silvia Romano, per i corifei del dialogo a tutti i costi con l’Islam (anche a costo di sottomettersi).

E infatti, ecco la ragazzotta rapita in Kenya e tenuta per un anno e mezzo prigioniera in Somalia da uno dei più truci gruppi jihadisti che imperversa in Africa, Al Shabaab, coinvolta adesso in un progetto europeo volto a contrastare l’islamofobia. Hai capito!? L’islamofobia.

A quanto leggo, tale progetto (che più idiota, nell’accesso latino del termine, non si può) risponderebbe al titolo «Youth Empowermente Support for muslim community», sarebbe realizzato da “Fondazione L’Albero della Vita”, “Le réseau” e “Progetto Aisha” e mira a coinvolgere alcuni giovani rappresentanti della comunità islamica «che saranno impegnati in attività di supporto alle vittime di islamofobia»; questi giovani avranno il compito di raccogliere e segnalare i casi di islamofobia e fornire supporto psicologico e legale alle vittime.

Dei miei 64 anni di vita una cinquantina li ho trascorsi nel mondo arabo-islamico, ove tutt’ora vivo, e dall’alto di cotanta esperienza, nonché supportato da numerosi amici musulmani, asserisco con forza che il concetto di islamofobia è una fantozziana “cagata pazzesca”.

È un’invenzione con la quale il peggior Islam (quello militante, wahhabita, salafita e della Fratellanza musulmana) cerca di fomentare negli Europei un complesso di colpa – che si coniuga con le trite e ritrite nonché false tiritere sulle Crociate e sul colonialismo – strumentale a metterci in mora e fare in modo così da ampliare quelle consuetudini già presenti in seno alle comunità islamiche incistate in Europa e che spesso sono in contrasto con le leggi vigenti (poligamia, relazioni famigliari, alimentazione, macellazione, abbigliamento, etc.).

Quella fantozziana cosa che è l’islamofobia riuscirà a far sì che anche in Europa, in ottemperanza a quanto previsto dal peggior Islam:

  • una figlia, per contratto, potrà andare in sposa (anche contro la sua volontà) a un vecchio;
  • un uomo potrà avere più mogli;
  • durante il Ramadan sarà vietata a tutti, anche a chi non è musulmano, la vendita di alcool e pian piano si arriverà alla chiusura dei ristoranti e bar in quel mese;
  • intorno alle moschee non potranno esservi locali che vendano alcolici e pian piano ne verrà vietata la vendita, così come sarà vietata la consumazione di carne di maiale;
  • le ricorrenze islamiche soppianteranno tutte le altre ricorrenze;
  • sarà creato un partito islamico, che passerà per essere una sorta di DC, quando invece è assodato che si tratterebbe solo di un partito fortemente confessionale, che mira ad imporre la Shari’a;
  • un musulmano militante pretenderà di essere giudicato da un tribunale shari’atico e non da un tribunale civile.

E così via.

Avevo indirizzato alla Silvia Romano un’accorata lettera aperta, confidando che si trattasse di una ragazzina che, avendo subito un trauma indicibile, pian piano sarebbe ritornata «… a sua scienza»; ebbene, a quanto sembra, non è così. Tuttavia, insisto: giovane Silvia, stai attenta, quando ti scontrerai con la dura realtà della donna islamica del peggior Islam (quello «intollerante», che imperversa sia in Europa che nei paesi in cui viene professato un Islam tollerante), ti ricorderai delle mie parole e realizzerai, in ritardo, che stai seguendo la strada della menzogna, quella tracciata dai corifei del dialogo a tutti i costi, per i quali «tutto quel che è diverso da quello che ci hanno insegnato i nostri padri è meglio».

Sarà tardi, perché da quell’islam lì (che ho volutamente scritto con l’iniziale minuscola) non si torna indietro e avrai reso il peggior servizio possibile a tutte le donne islamiche dell’Islam tollerante, acerrimo nemico di quello che hai abbracciato tu.

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