Il “dialogo costruttivo”, tanto in voga nel moderno bla-bla, è un’impostura, per due ragioni:

  • il dialogo tra due persone di buona fede e volonta è costruttivo per premessa, per cui l’aggettivo “costruttivo” è una mera tautologia da acqua bagnata;
  • il dialogo tra una persona di buona fede e volontà e una persona intellettualmente disonesta non è un dialogo perché in una parte, malgrado la buonafede, è presente un cedimento che trasforma il dialogo in negoziazione, e nell’altra è totalmente assente l’attributo che qualifica il dialogo, ossia la verità. Per cui il prefisso «dia» (attraverso) non sostiene il «logos» (parola vera per antonomasia), ma sostiene una menzogna in via di affermazione, e il dia-logo diventa automaticamente dia-pseudos (attraverso la bugia).

Pertanto, togliamo la legittimità ad una frase tanto in voga di questi tempi, che costituisce il principale veicolo di menzogna utilizzato per ribassare le ragioni della verità.

Può un dialogo sull’aborto essere costruttivo? NO!

Ha senso un dialogo per affermare che la famiglia è formata solo da un uomo e una donna? NO!

Per una ragione molto semplice: non c’è bisogno di dialogare su simili argomenti di per sé veritieri, perché se il dialogo si instaurasse sarebbe una concessione deleteria alla menzogna, la quale, proprio in virtù di quel dialogo impropriamente definito costruttivo, scucirebbe una agognata legittimazione alla menzogna andando a toglierla alla verità di chi sostiene che l’aborto è una iattura sempre e che la famiglia esiste solo quando ad unirsi sono un uomo e una donna e non due omosessuali. 

Ergo nessun dialogo sull’aborto o sulla famiglia può essere costruttivo, in pratica non c’è nulla da argomentare, salvo voler dare una chance alla menzogna. Ed è a ciò che mira il “dialogo costruttivo”: affogare la verità nei vani pensieri.

Il protagonista del “discorso costruttivo” è Vermilinguo, il personaggio de Il Signore degli anelli che, servo occulto di Saruman, consiglia per il peggio Re Theoden illudendolo di fare il meglio per preservare il suo popolo. Iniziato come dialogo costruttivo tra un consigliere fraudolento e il suo Re via via sempre più renitente, quello tra Vermilinguo e Re Theoden, è finito in monologo (anzi, in mono-pseudos) del solo consigliere fraudolento che ha imposto la menzogna.

In pratica, il “discorso costruttivo” postula la presenza di un Vermilinguo e di un interlocutore che in maniera cosciente o meno sia già predisposto a tradire la verità e concedere spazio alla menzogna, sostanzialmente un complice più o meno consapevolmente colpevole.

L’assioma che innesca il meccanismo è quella frase attribuita a Il Principe di Machiavelli «il fine giustifica i mezzi» (frase che non sono mai riuscito a trovare nel testo, forse perché si tratta di una menzogna come l’«eppur si muove» – mai pronunciato da Galileo – o una forzatura come «l’Italia è un’espressione geografica» decontestualizzata da una più profonda riflessione di Metternich). Un asserto immorale perché finisce per attribuire un valore universale a un qualsiasi fine e una giustificazione a un qualsiasi mezzo, anche quello dello scempio.

Soprattutto ora. Non ceda la Chiesa al dialogo al ribasso, sostenga con forza le ragioni del NO degli uomini di buona fede e volontà, non permetta che si dissolva nei vani pensieri l’evangelico «sia il tuo si un SI e il tuo no un NO» sollecitato da Gesù per la nostra salvezza; sostenga, la Chiesa, il NO, secco e inappellabile a tutte le follie etiche, morali e sociali per le quali si sollecita un dialogo costruttivo, perché in realtà sarebbe solo una negoziazione al ribasso e il diritto ne sarebbe stravolto perché tutto diventerebbe diritto. NO secco, inappellabile e salvifico.

NO al malthusianesimo, all’eccesso di pratiche per prevenire la gravidanza, NO all’aborto.

NO al cosiddetto «matrimonio» tra omosessuali.

NO alla fecondazione assistita.

NO al mercantilismo anarchico e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

NO alle dottrine politiche figlie dell’illuminismo e del peggior idealismo tedesco e NO all’anarchia dei centri sociali.

NO all’ateismo militante.

NO al pacifismo renitente.

NO alla droga libera.

NO al sincretismo spirituale e all’irenismo.

NO alla renitenza identitaria.

NO alla relativizzazione della verità, perché corrisponde alla relativizzazione del male.

NO, non c’é dialogo costruttivo che tenga intorno a questi argomenti. Il “dialogo costruttivo” intorno ad essi ha portato alla loro affermazione e ha azzerato la responsabilità in capo all’uomo, per cui tutto è diventato un diritto (persino l’aborto e, paradosso, è diventato un diritto per tutti avere un figlio). Nessuno più assume, nel silenzio, il fardello delle proprie scelte e tutti pretendono, come dovute, giustificazione e assoluzione per ogni nefandezza facendo strame dell’autenticità umana. Ecco a che cosa ha portato il “dialogo costruttivo”, purtroppo visto con simpatia anche da certi uomini di Chiesa: alla perdita di senso ed alla dissoluzione dell’autenticità dell’uomo.

Articolo precedenteL’uomo primitivo è tornato fra noi
Articolo successivoLa cultura fascista, le palestre e una sinistra in agonia social