Ci hanno resi passivi e arrendevoli di fronte alle azioni di altri attori statuali che hanno assaltato la nostra economia e le nostre risorse energetiche, e non è un caso che il Copasir stesso, finalmente, abbia deciso di gettare luce su un’azione di rapina ai nostri danni che non lascerebbe pietra su pietra dell’Italia se portata a compimento.

Questa è solo una delle autorevoli e ficcanti considerazioni espresse dal Generale Marco Bertolini (1) nel libro-intervista da lui scritto in collaborazione con Andrea Pannocchia e intitolato “Militarmente scorretto – Sovranità, libertà, dignità. Riflessioni di un (soldato) italiano” (edito da Eclettica). Un testo di enorme interesse, che costituisce una sorta di summa di ciò che pensa uno dei più importanti ufficiali delle nostre Forze Armate sui temi cruciali del nostro tempo.

Cattolicesimo, politica nazionale ed internazionale, geopolitica, sovranità, interesse nazionale, mondo militare sono le questioni trattate dal Generale Bertolini, il quale ha risposto con precisione e ampiezza di argomentazioni alle domande postegli da Andrea Pannocchia. Temi trattati con profondità, piena cognizione di causa e all’insegna della fedeltà all’etica naturale e cristiana, a cui il Generale rivendica con orgoglio di essere stato educato in tempi nei confronti dei quali prova una dichiarata nostalgia, soprattutto se paragonati agli anni che stiamo vivendo, contraddistinti dall’impressionante decadenza morale che ha investito il nostro popolo. 

Passione, acume, tanto amor di patria e sensus fidei sono i pilastri che reggono l’impianto di un testo destinato alle menti ed ai cuori di quegli italiani che, in barba alle follie dettate dal “politicamente corretto”, si ostinano a stare al mondo come Dio comanda, rispettandone la volontà riflessa nell’ordine naturale delle cose. Del resto, un libro che si apre con la famosa dichiarazione sulla Patria espressa dal condottiero vandeano, Generale Francois-Athanase de Charette de La Contrie (2), la dice lunga su quale sia l’orizzonte ideale di un uomo il cui cursus honorum meriterebbe da solo, come scritto da Pannocchia, un intero libro.

Crediamo di non esagerare indicando nel Generale Marco Bertolini la perfetta rappresentazione odierna del vir romano, capace di esprimere in sé le qualità di quel mos maiorum che ha reso imperitura la memoria di Roma e della romanità, e che ancora oggi deve costituire il modello di riferimento di quanti abbiano a cuore tanto la propria edificazione personale quanto la ricostruzione della Patria, nel solco della sua migliore tradizione.    

Note

(1) Il Generale di Corpo d’Armata (Aus.), Marco Bertolini, è nato a Parma il 21 giugno 1953. Figlio di Vittorio, reduce della battaglia di El Alamein, dal 1972 al 1976, Marco Bertolini ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Nel 1976, con il grado di Tenente, ha prestato servizio presso il IX Battaglione d’Assalto Paracadutisti Col Moschin – una delle unità di elite delle Forze Armate italiane – del quale, per ben due volte (dal 1991 al 1993 e dal 1997 al 1998), è stato comandante. Già comandante, dal 1999 al 2001, del Centro Addestramento Paracadutismo, dal 2002 al 2004 è stato posto al comando della Brigata Paracadutisti Folgore per poi assumere il comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) e, successivamente, quello del Comando Operativo di vertice Interforze (COI). Dal luglio del 2016 Marco Bertolini ha cessato il suo servizio attivo nelle Forze Armate. Attualmente è Presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia.

(2) “La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi.  
La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re.
Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi?
Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione.
Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore?
Questa patria di disordine e irreligione?
Per loro sembra che la patria non sia che un’idea; per noi è una terra.
Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida.
È vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio…
Si dice che siamo i fautori delle vecchie superstizioni… Fanno ridere!
Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori!
Siamo la gioventù di Dio.
La gioventù della fedeltà”.

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