In più di un’occasione Giorgia Meloni ha paventato uno “shopping,” da parte di gruppi stranieri, pronti a trarre vantaggio da una recessione che promette di trasformare l’Italia in un grande saldo di aziende, grandi e piccole, a prezzi di liquidazione. Questione grave, che tuttavia nessuno ha voluto approfondire, neppure la Meloni. Insomma, una battuta e via.

Non sorprende il mancato approfondimento, l’ennesimo, educato silenzio su quanto accade nella palude del nuovo ordine mondiale. Non sorprende perché il quadro dei marchi italiani passati in mano straniera, lungo l’arco degli ultimi trent’anni, è tale da togliere il fiato.

Per poco che ci si addentri nella materia, quindi, sarebbe ineludibile, non solo per i teorici difensori del popolo pigiati a sinistra, ma anche per i teorici difensori della Patria pigiati a destra, la più ovvia delle domande: dove eravate mentre si faceva a pezzi l’economia italiana?

Forse erano a Bruxelles a rileggersi le Carte fondamentali dell’Unione Europea, nelle quali si nega agli Stati il diritto di controllo delle economie nazionali. Nelle quali si fa divieto di attuare “aiuti di Stato” (una vera bestemmia contro l’economia di mercato!) a imprese in difficoltà, con questo favorendo l’ingresso di multinazionali e affini, sempre ben disposte a inglobare soggetti economicamente deboli.

Oggi questo divieto è stato sospeso, causa Covid, ma, passato il Covid, a tale divieto si ritornerà, per il solo fatto che esso sta alle basi del progetto liberticida dell’Unione Europea, che mira a svuotare gli Stati membri della loro sovranità: per questo la UE è stata creata. A riguardo l’art.107 del “Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea”:

“…sono incompatibili con il mercato interno, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.” 

La norma è corredata dall’annuncio di controlli di tipo mafioso, come da art.8 dello stesso Trattato: “La Commissione procede con gli Stati membri all’esame permanente dei regimi di aiuti esistenti in questi Stati”

La UE è una metastasi del mondialismo o, per dir meglio, il suo progetto-pilota. È il primo passo, nelle intenzioni dei suoi appaltatori, verso un nuovo ordine del mondo nel quale le sovranità nazionali dovranno, molto semplicemente, scomparire, a beneficio di un governo unico mondiale.

I globalisti hanno parlato chiaro, a riguardo. Ricordiamo che il Bilderberg Group, fondato nel 1954, è stato il primo emissario visibile, nel dopoguerra, dell’invisibile “Deep State” (Stato profondo), il sistema di poteri forti euro-americani da lungo tempo al lavoro per l’edificazione di un nuovo ordine.

Dal Bilderberg, nel 1973, uscirono poi i quadri della Trilateral Commission (stesse banche, stesse logge, stessi programmi) della quale Mario Monti è stato presidente europeo. Ebbene, si legge nella relazione introduttiva di un incontro del Bilderberg svoltosi a Mont Tremblant (Canada) il 16-18 aprile 1968: “La prima e più importante cosa da eliminare è l’arcaica struttura dello stato-nazione”. (1)

Si spiegò ancora meglio nel 1974, in un articolo apparso su una rivista ufficiale del sistema USA, Richard Gardner, membro della Trilateral: “Porre fine alle sovranità nazionali distruggendole un pezzo alla volta”.(2)

Il fine ultimo di tutto ciò?

Rispondeva un uomo chiave del “Deep State”, cofondatore del Bilderberg e fondatore della Trilateral, il banchiere e petroliere David Rockfeller, che nel 1991, in occasione di un incontro della Trilateral a Baden-Baden (Germania), dichiarò: “Ora il mondo è più sofisticato e più preparato ad andare verso il governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli precedenti”. (3)

Si può essere più chiari di così?

Per questo la sinistra post-sovietica ha stabilito di fare il lustrascarpe dei poteri mondialisti: questi ultimi fanno guerra allo Stato-nazione in una logica che addirittura va oltre l’internazionalismo, idea-forza dei comunismi di ogni tempo e ad ogni latitudine. Scriveva vent’anni fa una delle migliori firme dell’Unità, allora organo del Partito comunista italiano:

Il punto di partenza è che globale non è un altro modo per dire internazionale. Il termine globale, infatti, non include alcun riferimento alla nazione, la oltrepassa negandola.”(4)

Nell’ottica globalista, “negare” una nazione, significa cancellare la sua cultura, (orde di immigrati e ininterrotti gay pride servono, tra l’altro, egregiamente allo scopo), ma prima ancora significa negare la sua sovranità economica, perché tale operazione porterà infallibilmente, nel tempo, ad una negazione della sua sovranità anche politica.

La sovranità economica si realizza, per uno Stato, nel diritto-dovere di supervisionare l’economia nazionale in vista del bene comune, e di cogestire, ove apparisse opportuno, settori strategici dell’economia.

Per negare tale sovranità, il “Deep State” ha appaltato il sistema delle privatizzazioni, con il fine di esautorare lo Stato dalla vita dell’economia nazionale, consegnando questa alla gestione di banche straniere e multinazionali, tutte rigorosamente sotto il controllo del “Deep State”.

Perché così stanno le cose: gli osservatori internazionali valutarono che la Trilateral Commission, già negli anni Settanta, accorpava più della metà del potenziale economico-finanziario dell’intero pianeta.

Il fenomeno della privatizzazione, nello scenario europeo, non ha mostrato però la stessa faccia, lo stesso potenziale di distruzione. Ciò che è accaduto da noi, in materia, non è accaduto in nessun altro paese dell’Occidente. Capiremo di seguito le ragioni di tanta attenzione per il nostro Paese, per il momento ricorderemo che l’operazione in Italia prese avvio all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica (1991).

Il 2 giugno 1992, con la regina Elisabetta a bordo, lo yacht della Corona inglese Britannia attraccò al porto di Civitavecchia per imbarcare ospiti italiani e alti dirigenti del mondo finanziario anglo-sassone. Compiuta l’operazione, il Britannia salpò per acque internazionali.

Gli italiani erano rappresentanti dell’ENI, multinazionale italiana attiva nei settori del petrolio, gas naturale e chimica; dell’Agip, compagnia petrolifera italiana del gruppo ENI; dell’IRI, ente pubblico italiano che controllava circa mille imprese: dell’Efim, ente di diritto pubblico che coordinava l’attività di 6 settori considerati strategici per l’economia italiana. Poi dirigenti della Banca Commerciale e delle Assicurazioni Generali, il governatore della Banca d’Italia Ciampi e l’allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi.

Manca lo spazio per narrare i tempi e i modi delle privatizzazioni che seguirono, corredate dal saccheggio di imprese italiane anche private, insomma lo “shopping” di cui parlava la Meloni e che da allora non si è più fermato. Per capire quanto accadde basterà – e avanzerà – quanto dichiarato al riguardo da un osservatore bene informato sui fatti.

Francesco Cossiga, già Presidente della Repubblica, il 24 gennaio 2008 in veste di senatore a vita, intervenne al programma Uno Mattina  così definendo Mario Draghi: “Un vile, un vile affarista.(…) È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, della svendita dell’industria pubblica italiana (…) Immaginati cosa farebbe da Presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, Enel, l’Eni”.

Serve aggiungere altro? Sì, vi è dell’altro.

Perché il “Deep State” si è buttato sull’Italia come uno sciacallo? Per capire, occorre aver chiaro che l’Italia è la nazione-chiave del nuovo ordine del mondo, anche se gli Italiani proprio non ci credono.

Il progetto del nuovo ordine mondiale non è infatti un progetto di unione, ma di potere, in forza del quale il “Deep State” euro-americano mira, molto semplicemente, a dominare il mondo globalizzato.

Un progetto ossessivamente avvitato sulla teoria e la pratica del controllo, a partire dalla “tracciabilità”: la moneta elettronica ne è un piccolo esempio (non lo avevate capito?).

Ebbene, il controllo dell’economia dei popoli è cosa da nulla se paragonata al controllo della loro cultura: il vero potere passa dal controllo della mente. In quest’ottica il Deep State e i suoi scagnozzi progressisti sparsi nel sistema occidentale, mirano da sempre ad un obiettivo epocale: la cancellazione della cultura cristiana dell’Occidente.

L’obiettivo è fare tabula rasa, nella coscienza collettiva, di due millenni di storia per riscrivervi un’altra storia. Non per nulla parliamo di tabula rasa: il “pensiero unico” oggi imperante è in realtà un’assenza di pensiero, una brodaglia nichilista di anticristianesimo, culto della finanza e culto della trasgressione, buona per le scimmie.

Ora, ed è questo il punto, l’Italia è insieme simbolo e realtà del perfetto opposto di tutto questo, perché in Italia tutto parla di quei due millenni di storia. Tutto. E non si tratta di un quadro turistico ma di una realtà vitale: la cultura italiana fa tutt’uno con la nazione italiana, che è simbolo vivente, epicentro della civiltà occidentale. Perché così Dio ha stabilito.

Il Deep State, che adora tutt’altro dio, è quindi perennemente impegnato ad avvilire l’Italia e gli italiani, affinché nell’immaginario collettivo appaia sempre una nazione in ginocchio, perché sia in ginocchio anche la sua cultura, svilita a mero turismo quando essa è vita, memoria vivente della grandezza e della bellezza della civiltà cristiana europea.

Il progetto del Deep State non è infatti ideologicamente neutro, ma profondamente radicato nel pensiero massonico, quanto è massonica la struttura di potere nel quale storicamente il progetto di un nuovo ordine del mondo ha preso forma, con largo, larghissimo anticipo rispetto agli annunci mediatici della globalizzazione, vent’anni orsono.

Un progetto che prevede, da sempre, un nuovo ordine sociale, a immagine e somiglianza della massoneria: strutturato a piramide, con un vertice invisibile di Illuminati che governi la massa profana.

Previa distruzione del Cristianesimo.

Perché questo possa accadere, perché sorga un nuovo ordine, l’Italia, simbolo e realtà del “vecchio”, deve collassare. L’Italia deve cancellare la sua identità cristiana, e deve essere condannata ad una perenne anemia economica. A questo servono PD e affini in Italia, gli aiutanti del boia.

C’è qualcuno che vuol difendere l’Italia?

Note

1) Daniel Estulin, “Il Club Bilderberg -La storia segreta dei padroni del mondo” Arianna Editrice, seconda ed.aggiornata, p.136

2) Ibid. p.204.

3) Ibid., p.135

4) Antonio Pollio Salimbeni, “Il grande mercat”, Mondadori, Milano 1999, p.9

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