Oggi parleremo della Rivoluzione di Haiti e di come la liberale, tollerante, illuminata Francia Giacobina fece ben capire che “Liberté, Egalité, Fraternité” eran belle parole che valevan solo per lei.
Innanzitutto non credo si abbia ben idea di che portata ebbe questa semi-sconosciuta vicenda storica: durata oltre 12 anni, dal 1791 al 1804 viene considerata da molti storici come “la più grande rivoluzione servile dai tempi di Spartaco.”
Una vera rivoluzione popolare, non come quella avvenuta al di là dell’Atlantico, pensata, architettata e diretta da nobili libertini, intellettuali boriosi e avidi borghesi desiderosi solo di tutelare i propri interessi.
Nel 1791 la colonia di Haiti (allora Saint Domingue) era composta da una minoranza bianca di ricchissimi piantatori francesi e altri coloni europei e da una maggioranza di etnia nera o creola generalmente povera e spesso schiava.
La Rivoluzione in Madre Patria di due anni prima aveva portato la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, la quale dichiarava che tutti gli uomini erano liberi e uguali.
Questo proclama, per noi apparentemente così semplice e intelligibile, mostrava in realtà delle profonde ambiguità in materia di di donne, cittadini delle colonie e schiavi.
I ricchi piantatori di Saint Domingue iniziano a desiderare l’Indipendenza da Parigi per avere il potere incontrastato sulle terre della colonia e poter vessare in modo ancora più crudele e indiscriminato gli schiavi neri.
Nel 1790 si verifica un caso che getta la prima inquietante ombra sulla Francia Post Rivoluzonaria: Vincent Ogé, un ricco e libero uomo di etnia creola, facendo appello alla Dichiarazione chiede il diritto al voto in quanto cittadino francese.
Il governatore tuttavia glielo nega e Ogé, indignato, inizia così una piccola ribellione con circa 300 uomini.
La sua ribellione verrà repressa brutalmente e l’uomo sarà catturato nel 1791, brutalmente giustiziato (“rotto sulla ruota”) e decapitato.
Il 21 Agosto 1791 scoppia completamente la rivolta servile: migliaia di schiavi neri uccidono i loro padroni e gettano l’isola nel caos e nella violenza.
In breve tempo la rivolta è animata da 100.000 schiavi.
Nei due mesi successivi vengono uccisi 4.000 bianchi poi, in seguito alla riorganizzazione dei padroni francesi, le milizie bianche operano feroci repressioni uccidendo ben 15.000 neri.
È importante far notare che gli schiavi neri ribellatisi erano alleati col fronte realista CONTRO la Rivoluzione.
Essi non si battevano ancora per l’Indipendenza ma per il Re che essi ritenevano avesse sempre cercato di migliorare le loro condizioni (ad esempio con il “Code Noir” di Luigi XIV).
Nel 1792 l’Assemblea Nazionale è costretta a concedere diritti ai neri e creoli liberi, ma allo stesso tempo fa ben capire le sue intenzioni inviando 6.000 soldati sull’isola.
Nel frattempo Gran Bretagna e Spagna, padrone anche loro di importanti colonie nei Caraibi e impensierite dalla presenza Giacobina anche Oltremare, cominciano a disturbare le rotte mercantili francesi e le loro operazioni.
Così la Francia dichiara Guerra alla Gran Bretagna e alla Spagna.
I Britannici inviano un grosso contingente sull’isola e inizialmente la Francia fatica parecchio a contenere l’avanzata Anglo-Spagnola, coadiuvata anche dal grande Generale Haitiano Toussaint Louverture, che si batte contro la tirannide francese.
Per evitare la disfatta militare e la perdita della colonia, i commissari Sonthonax e Polverel concedono improvvisamente la libertà a tutti gli schiavi incitandoli a combattere per la Francia e per il nuovo regime Giacobino.
Oltre che un’abile furbata militare e politica, questa decisione funge anche da potente “spot” nazionalistico per la nazione, mostrando la Francia come “campionessa di libertà” rispetto alle potenze reazionarie come la Spagna e l’Inghilterra.
Con l’aiuto degli ex schiavi e del generale Toussaint Louverture, convinto da questa decisione a cambiar barricata, i francesi scacciano Inglesi e Spagnoli dai loro territori, approfittando anche della febbre gialla che ha falcidiato senza pietà i ranghi britannici.
Nel 1798 vi è il ritiro definitivo degli Inglesi.
Ripristinata la sovranità francese (almeno “de iure”) la colonia cade nelle mani dei “Signori della Guerra”.
Toussaint Louverture inizia una guerra contro il generale mulatto André Rigaud, dominante nel Sud di Saint Domimgue.
Lo sconfigge e, anche se in teoria fedele alla Francia, egli si mette a governare Haiti come un dittatore indipendente.
Nel frattempo in Francia, Napoleone Bonaparte è diventato Primo Console di Francia e decide di inviare un gigantesco corpo di spedizione, circa 30.000 uomini, al comando del Generale Leclerc per soffocare la rivoluzione, riconquistare Haiti e ripristinare la schiavitù.
Con buona pace della Libertà e dell’Uguaglianza.
Il 2 Febbraio 1802 i francesi sbarcano a Saint Domingue e impongono alla guarnigione indigena di Le Cap di arrendersi.
Il generale haitiano Christophe rifiuta di arrendersi e i neri preferiscono incendiare la città piuttosto che consegnarla al nemico.
Divampa una guerra ferocissima in cui entrambe le parti si scambiano atti di ferocia inaudita.
Il Generale Louverture applica la tattica della Terra Bruciata e opera anche tremedi massacri sulla popolazione bianca della colonia.
Da par suo, la Francia affida una colonna intera al generale Donatien Rochambeau, ardente giacobino e feroce suprematista bianco, che si occupa di condurre la guerra e le repressioni Anti-Nere nel più feroce modo conosciuto.
Particolare interessante, ma soprattutto agghiacciante, sulla genialità assassina del general Rochambeau.
Nel 1803 egli aveva sviluppato un innovativo e micidiale metodo per sterminare i prigionieri neri catturati: dopo averli stipati in gran numero nelle stive delle navi, le riempiva di anidride solforosa, gasando così tutti coloro che si trovavano all’interno.
Ricorda nulla?
Esatto: anche le camere a gas sono state una magnifica invenzione della Rivoluzione Francese.
Che poi, secoli dopo, un certo politico tedesco metterà a punto in modo certosino.
Dopo essere stati sconfitti nella Battaglia di Ravine à Couleuvres, gli Haitiani si trincerano nella fortezza di Crête-à-Pierrot.
Lì, i 2000 soldati neri del generale Dessalines resistono per ben 22 giorni contro 15000 soldati napoleonici.
La lunga e durissima resistenza porta molti soldati francesi a interrogarsi sui motivi della loro tanto lungua ed estenuante campagna: “Perché combattiamo per ridurre in schiavitù questi uomini, se la Rivoluzione aveva promesso libertà e uguaglianza per tutti gli uomini?”
Dopo durissime perdite, il 24 Marzo i francesi espugnano la fortezza e Rochambeau massacra tutti i prigionieri, tremendamente irato per essere stato messo tanto in difficoltà da un esercito nero.
Nonostante la guerriglia haitiana continui ad opporsi all’invasore, Louverture e gli altri generali si sottomettono al nemico.
La Francia Napoleonica sembra quindi prossima alla vittoria e alla nuova sottomissione della colonia ribelle, ma subentra improvvisamente un preziosissimo alleato degli Haitiani, che già si era rivoltato in precedenza contro i Britannici: la Febbre Gialla.
A fine Marzo Leclerc ha già 5.000 soldati morti e altri 5.000 che sono ricoverati, più ovviamente i caduti nelle operazioni militari.
Entro Luglio 1802 i morti sono saliti a 10.000.
Bonaparte, come rinforzo, invia 5.200 legionari polacchi.
Tuttavia questi soldati che, da orgogliosi patrioti sentono profondamente le lotte del loro popolo per l’indipendenza dalla Triplice Tirannia di Austria, Prussia e Russia, rigettano il loro servizio al regime imperialista di Parigi e si uniscono ai ribelli.
Molti polacchi combatteranno a fianco degli haitiani che non possono fare a meno di rinominarli “i negri d’Europa” per la loro simile sorte di oppressione e lotta libertaria.
Molti di quei polacchi si fermeranno a vivere ad Haiti e diventeranno cittadini del nuovo stato indipendente.
Intanto anche il generale Leclerc muore “mietuto” dalla febbre e il perfido Rochambeau sale al comando.
I Francesi ormai controllano solo 3 città della colonia, ormai quasi tutta in mano ai rivoltosi, così Napoleone manda 20.000 uomini di rinforzo.
Si sa, quando la Francia Giacobina desidera portare la libertà a un popolo sottomesso, non c’è modo di fermarla da questa slancio umanitario illuminato.
Tuttavia i rinforzi verranno bloccati ed eliminati dalla Marina Britannica, sopraggiunta a circondare l’isola per dar man forte ai rivoltosi in funzione Anti-Francese.
Il 18 Novembre 1803 dopo aver già espugnato Port au Prince, gli Haitiani sconfiggono i resti dell’Esercito invasore a Vertières vincendo la loro rivoluzione.
Rochambeau si consegnano agli Inglesi e vengono portati in prigionia dalle navi della Royal Navy.
Il 1° Gennaio 1804 l’ormai ex colonia di Saint Domingue ottiene la sua Indipendenza e si ribattezza Haiti.
Il bilancio finale di questa intricata, romantica ma sanguinosa epopea sarà di oltre 12 anni di guerra, 200.000 morti tra gli Haitiani, 100.000 morti tra i Francesi e 45.000 morti tra i Britannici.
Un fiume di sangue che purtroppo terminerà la sua corsa in un’ultima tragica parentesi: il massacro dei bianchi operato dalla Haiti Indipendente per “ripicca” sui crimini commessi dalla colonizzazione francese.
Tra i 3.000 e i 7.000 civili bianchi trovarono la morte.
Questa è la storia della Rivoluzione di Haiti, la più grande rivoluzione servile dai tempi di Spartaco.
Vera rivoluzione popolare e nazionale che mise ancora più a nudo tutte le ipocrisie e le barbarie della falsa rivoluzione sacrilega e carnefice partorita dalla Liberalmassoneria.
Ringraziamo gli amici del canale Il megafono cattolico per l’articolo