“Scristianizzazione e Grande sostituzione vanno di pari passo” perché “il rifiuto di Dio va di pari passo con il rifiuto della Patria”. La risposta a queste due grandi direttrici che porteranno in breve tempo alla fine dell’Europa per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 2000 anni di storia, non può che essere unitaria e fondata sul recupero della relazione naturale che intercorre tra Cattolicesimo e Identità. Una relazione troppo spesso messa in ombra, negli ultimi decenni, dalla giusta e inevitabile insofferenza che nel mondo identitario e patriottico si è diffusa nei confronti della nuova Chiesa post-Concilio, fautrice delle porte aperte all’invasione allogena dell’Europa e culturalmente succube del progressismo e del politicamente corretto. Ma i tempi sono maturi perché il mondo cattolico e il mondo identitario tornino ad essere un tutt’uno.

Così si potrebbero sintetizzare le oltre 400 pagine di “Cattolici e Identitari: da La Manif pour Tous alla riconquista”, monumentale opera di Julien Langella recentemente tradotta in italiano da Passaggio al Bosco Edizioni. Un libro che è una vera miniera di opere, personaggi, citazioni ed esempi storici utili innanzitutto a controbattere alle più classiche tesi anti-cattoliche in voga nel mondo della destra politica e che l’hanno portata spesso e volentieri completamente fuori strada e cieca di fronte a tendenze in atto da anni, come la progressiva presa del potere da parte delle lobby LGBT e la loro minaccia esistenziale alla famiglia naturale. Un libro che però serve anche a dare una scossa, dall’altro lato della medaglia, a un mondo cattolico che spesso è invece stato totalmente sordo al grido d’allarme proveniente dalle periferie delle grandi città, in preda al caos multirazziale e alla progressiva conquista musulmana.

Nessuno più di un francese come Langella può infatti raccontare il disastro di una nazione invasa e di un popolo sostituito a livello etnico, culturale, tradizionale e religioso dall’incistarsi di comunità allogene totalmente estranee all’identità europea e con un tasso di fecondità talmente superiore a quello francese da rendere la Sostituzione Etnica entro i prossimi 50 anni non una teoria sociale, ma un banale calcolo matematico. Fortunatamente, l’autore può raccontare anche le reazioni istintive e naturali già in atto nella società francese e che vanno ben al di là della retorica statale che si ostina a perorare il modello dell’assimilazione ai valori della République. Il White Flight delle famiglie etnicamente francesi che abbandonano i sobborghi ad alta concentrazione migratoria, la tendenza di tanti giovani a trasferirsi in campagna e nei borghi minori della Bretagna e della Normandia, il numero crescente di giovanissimi tra gli identitari e all’interno delle associazioni promotrici de La Manif pour tous, sono tutti segnali dell’esistenza di un ampio fronte identitario – parzialmente “inconsapevole” – in cerca della secessione da una società le cui contraddizioni (si pensi alla sinistra allo stesso tempo filo-islamica e pro-LGBT) si fanno sempre più forti e insostenibili.

Se la Francia si trova all’avanguardia in questa brutta classifica dell’Europa che avanza a grandi passi verso il proprio suicidio, nessun altro paese europeo può ridere. Il disastroso trend demografico, l’invasione migratoria, la promozione di una masochistica cancel culture contro tutti i simboli della propria storia e della propria identità sono fattori che accomunano tutta l’Europa occidentale ed è in atto il tentativo di immettere su questa strada anche le zone centro-orientali e la Russia (si pensi, ad esempio, all’apertura di procedure di infrazione da parte dell’UE nei confronti di Polonia e Ungheria, colpevoli di difendere i valori tradizionali nelle leggi e nella Costituzione). In questo senso, il cristianesimo rappresenta il più importante sostrato spirituale che accomuna la storia di tutti i popoli europei e i suoi valori devono e possono essere al centro di una nuova Riconquista.

L’autore è consapevole che non si tratta ovviamente di un percorso facile, soprattutto dopo che la Chiesa si è inchinata all’altare del Covid sacrificando la sua liturgia e privilegiando il ricorso esclusivo ai vaccini e al distanziamento rispetto a qualsiasi forma di sostegno spirituale di un popolo abbandonato allo scientismo e alle sperimentazioni di massa. Un percorso non facile, inoltre, perché ci troviamo in questa situazione dopo diversi anni in cui la Chiesa è stata tutto fuorché un elemento di salvaguardia dell’identità europea, con il sostegno smaccato all’immigrazione di massa da parte di Papa Francesco e di diverse organizzazioni ecclesiastiche, le strizzatine d’occhio al mondo LGBT e all’establishment progressista, lo schierarsi a favore di battaglie ideologiche, come quella che ruota attorno al “cambiamento climatico”, che esulano del tutto da quello che dovrebbe essere il ruolo della Chiesa.

Tuttavia, l’alternativa è chiara: accettare il Nulla che avanza o rinsaldare l’alleanza di chi ha ancora a cuore l’identità delle Nazioni, dei Popoli e della Civiltà che hanno dominato la storia del mondo, con chi in quelle stesse nazioni, popoli e civiltà ha voluto fondare la Pietra della sua Chiesa.

Articolo precedenteIl caso Saman e la Fatwa dell’UCOI
Articolo successivoIl silenzio di Dio parla