Il Congresso spagnolo, con 202 voti favorevoli e 141 contrari, ha approvato la legge che depenalizza l’eutanasia e la disciplina. A partire dal mese di giugno 2021 essa costituirà una prestazione erogata dal servizio sanitario e potrà essere richiesta dai maggiorenni che si trovano in uno stato di sofferenza grave, cronica e tale da determinare una situazione di vita intollerabile.

Dopo Olanda, Belgio e Lussemburgo, il Regno di Spagna diventa il quarto Paese europeo (settimo al mondo) ad aver introdotto una normativa di questo tipo. Non c’é alcuna “umanità” e alcuna “giustezza” in una scelta simile, come ha dichiarato il Presidente del Governo spagnolo, il socialista ed economista Pedro Sánchez, ma unicamente l’affermarsi di quell’“etica della scelta” che ha assolutizzato la libertà umana secondo i canoni propri del giusnaturalismo moderno (Grozio, Hobbes).

Il tanto decantato pluralismo ideologico, posto a fondamento dell’organizzazione sociale e politica, ha favorito la soggettivizzazione della morale e del diritto. È evidente che, seguendo questa impostazione, l’autodeterminarsi assoluto (senza vincoli, limiti) della persona umana non solo è una possibilità rimessa alla discrezionalità del legislatore, ma addirittura diviene un obbligo a carico di quest’ultimo discendente dal diritto “tirannico” all’autodeterminazione.

Pertanto, esso è in grado di stabilire quando una vita è “sub-umana” o “dis-umana”, per utilizzare le categorie di Paolo Ricca, con la conseguenza che l’eutanasia interverrebbe paradossalmente affinché il vivere non diventi esso stesso dono irriconoscibile.

Carnap (1891-1970) mi definirebbe “un musicista senza talento musicale”, espressione da lui utilizzata per definire tutti i metafisici, tuttavia se ciascuno è per natura giudice di quali siano i giusti mezzi per la propria conservazione; se ognuno, per stolto che sia, è il giudice naturale delle proprie pretese, allora ogni azione può essere legittimamente considerata come richiesta a scopi vitali e ogni cosa è per natura giusta.

Quando, però, tutto è giusto, la giustizia scompare. Se, poi, tutti hanno solo diritti e non doveri (ius in omnia), il diritto svanisce e subentra la forza. Il cerchio così si chiude, rivelando la terribile, geometrica e mortale coerenza del sistema.

Alcune forze politiche (Vox) hanno legittimamente avanzato l’idea di un ricorso al Tribunale costituzionale. Scelta che personalmente appoggio, ma dalla quale non mi attendo grandi risultati. Il Testo costituzionale spagnolo attualmente vigente del 1978 è l’ultimo delle Costituzioni «fatte in serie» secondo la felice definizione di Boris Mirkine Guetzévitch.

Prof. Daniele Trabucco (Costituzionalista).

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