Una tra le peggiori abitudini umane è prendere tutto per oro colato.

Porsi domande sembra essere una questione complicata, se non addirittura proibita, ma noi vogliamo provarci: la storia tramandata è la vera storia?

Siamo portati ad accettare passivamente l’intera vicenda umana senza il beneficio del dubbio, eppure, se nessuno si fosse posto la fatidica domanda – perché? – oggi saremmo ancora in piena era Giurassica.

Storici revisionisti s’interrogano sulla lunga vicenda umana ed è un bene, poiché la verità è vitale: non si costruisce una civiltà sulla menzogna.

Scavare negli anfratti di archivi semi-bui, perdere il sonno sui testi, visionando articoli, fotografie, pellicole, recarsi sui luoghi della storia e fare domande scomode, è una missione che va premiata non osteggiata.

La storia costruita e artefatta è una chiara visione dell’ovvio, ma spesso un foglio di carta può essere più affilato di una lama.

Un giorno qualcuno s’interrogherà su quest’epoca e, forse, scoprirà qualcosa di quanto meno diverso da ciò che è diffuso ora e verrà tramandato poi.

Sarà l’ora della verità che spazzerà via i tanti, troppi, lati oscuri che non hanno ancora visto la luce, per mancanza o per occultamento di prove che confutino la verità mainstream.

Si badi bene che mainstream è una parola moderna, ma è anche un modus operandi vecchio di secoli.

Le ricorrenze storiche, i grandi eventi, siano essi gloriosi o tragici, devono essere ricordati tutti, senza distinzione e devono essere ricordati per ciò che sono stati, al di là di ricostruzioni più o meno attendibili.

E fossero ricostruzioni, che sia dichiarato e reso comprensibile a tutti.

Purtroppo, una parte dell’umanità personalizza la narrazione storica a suo uso e consumo, per interesse personale o di una Nazione.

Molte persone arrivano ad affermare che quel fatto è vero perché sono stati girati film a riguardo.

Bene. Allora possiamo affermare con certezza che Godzilla è veramente apparso al largo del Pacifico distruggendo realmente il ponte di Tokyo.

Sappiamo che il paragone è assurdo, ma lo è anche accettare un fatto senza voler dubitare che potrebbe essere stato diverso da come ci viene raccontato.

Deformare la storia è deformare la trama stessa della natura: non porta a nulla di buono.

La narrazione storica passa spesso per la discendenza padre-figlio; in questo senso, dovremmo essere coerenti con gli uomini futuri, restando il più fedeli possibile alla verità tramandata dagli uomini passati, cosa di per sé già complicata essendo esseri umani.

Seminare la storia di morti che magari non sono esistiti è pericolosissimo, poiché quando i morti camminano, tocca ai vivi riempire le tombe.

La paura è molto più contagiosa di un virus, si insinua nell’animo e lì mette radici; come la gramigna, sarà poi difficile da estirpare.

La paura va di pari passo alla memoria, più si ricorda, più l’emozione è forte, esattamente come l’amore o la gelosia.

Troppo spesso, però, la memoria ha le gambe corte: chi ricorda cosa accadde il 31 gennaio 1876?

Quella data fu l’inizio di un olocausto, l’uccisione di massa dei nativi americani. Nessun clamore, nessuna levata di scudi per qualcosa che va dimenticato, forse, perché messo in secondo o terzo piano da eventi più mirabili e tremendi o, forse, soltanto per convenienza.

Nessun giorno della memoria, nessuna ricorrenza ufficiale, nessun cenno sui libri di scuola…

Tutto accantonato in quegli anfratti semi-bui.

Non si parla dei lager istituiti dai democratici Stati Uniti d’America, opportunamente chiamati riserve.

Stonano, a riguardo, le famose parole del Presidente americano Woodrow Wilson nel suo discorso sul principio di autodeterminazione dei popoli, più di quarant’anni dopo, mentre l’olocausto indiano era ancora in atto.

Ricordiamolo: “È obbligatorio consentire che un popolo, sottoposto a colonizzazione o occupazione straniera, possa determinare il proprio destino, ottenendo l’indipendenza, associandosi o integrandosi a un altro Stato già in essere, o, comunque, potendo scegliere autonomamente il proprio regime politico.”

Nel ghetto americano, furono confinati i superstiti della pulizia etnica di milioni di nativi americani, costretti in veri e propri campi di privazione, rieducazione e sterilizzazione delle donne.

La bugia ha le gambe corte.

Prendere tutto per oro colato non è cosa buona e giusta, lo dimostra la fine di Crasso – console romano al tempo di Cesare – che, verità storica o solo leggenda, fu soffocato dai Parti proprio con oro colato versatogli in gola.

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