Foto, auguri, regali… questo ci mostra internet il giorno 2 ottobre, che è diventata la festa dei nonni. Sono i nostri secondi genitori, quelli che forse ci concedono qualcosina in più chiedendoci qualcosa in meno.

Il miglioramento delle condizioni sociali e l’allungamento della vita media ci ha concesso di goderci i nonni molto più di quanto fu concesso a loro solo mezzo secolo fa.

Ma come tutte le belle cose, oggi anche questa è minacciata, sia da un punto di vista culturale che sociale, strettamente interconnessi tra loro.

Partiamo dal fatto prettamente materiale. Oggi i nonni rappresentano un aiuto fondamentale nella crescita e nell’educazione dei bambini. Il mondo frenetico in cui viviamo ha obbligato le madri, che un tempo avevano un ruolo centrale nell’accudire i figli, a condividere questo compito coi nonni, che quindi diventano indispensabili. Basti solo pensare che molti bambini, di cui entrambi i genitori lavorano, dividono la loro giornata tra la scuola e la casa dei nonni.

E qui nasce il primo problema. Le esose richieste dell’Europa di aumentare l’età pensionabile, ad esempio, impediscono ai nonni di svolgere questo ruolo, costringendo di fatto le coppie, in particolari quelle più giovani, a trovare soluzioni non molto economiche. Inoltre, tutti gli sprechi di denaro che invece potrebbe essere usato per potenziare l’assistenza agli anziani, di fatto mettono in pericolo questa importante risorsa.

Gli anziani vengono quindi considerati come degli egoisti che decidono di vivere più a lungo pesando sui giovani. Ogni giorno sentiamo di pensioni da fame, che non bastano nemmeno per le spese ordinarie, figurarsi per aiutare a crescere i bambini.

Qui il fatto materiale si confonde con quello culturale. La propaganda progressista, appunto, ha scarsa considerazione dei nonni, al punto di appoggiare pratiche quali la dolce morte. Oppure sentiamo di proposte come la perdita del diritto di voto oltre una certa età (diffusa principalmente all’indomani del referendum sulla Brexit).

Chi fa calcoli al centesimo sui diritti degli anziani, però, è molto poco parsimonioso se si tratta di accogliere chiunque o di pagare farmaci dalla dubbia necessità vitale, come è successo a Bologna Un’ipocrisia a cui, ormai, non facciamo più caso.

Se vogliamo davvero festeggiare i nostri nonni, siano essi in questa o nell’altra vita, dobbiamo smettere di ridurre il tutto a qualche mi piace in rete, ma agire per cambiare la società, riscoprendo i valori di famiglia, di comunità, di giustizia.

Auguri nonni!

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